Page 86 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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una vera, positiva novità che proprio i Gesuiti avevano da poco introdotto e tentavano di diffondere296.
Quella che pare la risposta di padre Melzi alle richieste di Francesco non si fece attendere ed è per noi istruttiva per comprendere lo stato d’animo del nostro e i suoi approcci con la Compagnia: anzitutto gli chiese affettuosamente di “...voler pregare ogni giorno per me... e gli domando questa gratia perché N.S. mi dà a sentire che per mezzo suo m’abbi da fare qualche gratia segnalata. Io poi non mancherò di fare lo stesso per lei, perché l’amo tanto di cuore quanto non si potrebbe facilmente credere” auspicò poi di potersi trovare insieme a lui quanto prima “...per conferire delle nostre cose interiori”; gli suggerì tuttavia, per allora – e questa è la parte che maggiormente riguarda i progetti di Francesco – di mantenere sì vivi e saldi “...i buoni propositi e santi suoi desideri” raccomandandogli però vivamente di evitare decisioni affrettate o dettate dall’impulsività: “...di gratia, non faccia risolutione alcuna senza prima farmene parte, perché spero nel Signore che sempre... l’indirizzerò per quella strada per la quale mi pare che S.D. Maestà ne debba restar maggiormente servita”297.
Parole, queste, di un buon direttore spirituale quale effettivamente padre Melzi era per Quagliotti; parole che la dicono lunga sui propositi del rettore di S. Cristina, sull’urgenza ascetica che il suo stato d’animo gli faceva provare e, dunque, sul pericolo – evidentemente possibile secondo il giudizio del padre gesuita – di bruschi cambi d’orizzonte, ovvero di poco diplomatici colpi di testa da parte del giovane teologo.
Nulla di tutto questo tuttavia accadde, lo vedremo: l’obbedienza verso i superiori, il senso di responsabilità per l’incarico da svolgere, l’umiltà furono garanzia di comportamenti stabili, di obbedienza, sottomissione e lealtà ma... pensieri, aspirazioni e progetti non scomparvero del tutto, anzi, sarebbero stati alla base di un’originale maturazione spirituale che avrebbe condotto al desiderio, purtroppo non perfettamente realizzato, dell’istituzione oblatizia.
Gli esercizi spirituali
Degli esercizi spirituali che Francesco avrebbe svolto presso i Gesuiti di Arona298, svoltisi inizialmente nel 1612 e poi, secondo alcuni, in febbraio299 ovvero
296 L’amico e, si vedrà, successore del nostro alla guida del Collegio, don Giovanni Battista Rasario, narra che Francesco, entusiasta sostenitore di questa innovatica pratica spirituale “Faceva fare una volta l’anno l’essercitij spirituali alli giovani di Casa, induceva anche molti curati e persone sue amiche a farli et gli essortava ad ire a Roma dalli PP. Giesuiti”: AONo, cart. 4, Rasario, Frammenti di ciò che ha scritto il R. G.B. Rasario del Rev. Quagliotti (carte non numerate).
297 AONo, cart. 4, 19 febbraio 1613.
298 Di tale utile pratica fece in modo, si è detto, potessero fruire i suoi chierici del Collegio di S. Cristina. Ne trattò presto proprio con padre Melzi e, nonostante qualche rallentamento burocratico, l’idea venne entusiasticamente accolta. Ecco infatti la risposta dell’amico gesuita al nostro: “Ho visto quanto mi scrive nel suo biglietto et rispondo brevemente perché mi trovo occupato co’ miei esercitii: grandemente mi rincresce di non poter compiacere al suo buon desiderio circa il far fare gli essercitii alli chierici che mi ha inviati perché, conforme a quello ch’io già gli dissi a bocca, bisogna ch’io ne aspetti risposta dal P. Provinciale nostro essendo cosa molto gelosa ne’ nostri novitiati l’admettere promiscue ogniuno che vi si voglia ritirare; però, di gratia, mi perdoni et mi scusi perché già sa la mia buona volontà et desiderio


























































































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