Page 83 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
P. 83

IV
Tra impegno apostolico e spiritualità ascetica
“...per il puro e maggior gusto di Dio... non aspettando mai approvatione dagl’huomini”:
Nell’estate del 1613: “...come uno della Compagnia”
Il 1613, consacrato dal nostro al patrocinio della Beata Vergine290 di cui era devotissimo arrivò all’insegna, se possibile, di un impegno ancora maggiore aggravato, al suo schiudersi, da un grave lutto, quello per la scomparsa di sua madre Clara. Giovanni Pietro Brustio, suo cognato, già nell’agosto dell’anno appena trascorso l’aveva avvertito del preoccupante stato di salute della genitrice, dell’affannoso ripetersi e del protrarsi di quelli che la medicina del tempo non poteva far altro che qualificare come inspiegabili, acuti fenomeni febbrili: l’11 gennaio, il giorno successivo a quello del mesto arrivo di Francesco a Galliate, Clara Latte, già vedova di Melchion Quagliotti, lasciava questo mondo. Appena il tempo, per l’angosciato, stanco rettore, di prepararla filialmente ad una pia morte cristiana.
Dell’accaduto trattano talune lettere al teologo di S. Cristina: la prima è dell’amico gesuita, padre Ferrante Melzi, che gli il 15 gennaio gli inviò le sue personali condoglianze tessendo ad un tempo, le lodi della defunta e chiedendo chiarimenti riguardo a due paia di capponi ricevuti che non si era ben certi se dovessero essere considerati quali “...regalati per amor di Dio” o come “...limosina di messe” per la trapassata; la risposta di Francesco sarebbe stata gradita e risolutiva perché, qualora si fosse trattato del secondo caso prospettato, i due gustosi pennuti – sottolinea un padre Melzi fin troppo rigoroso e distaccato – non avrebbero potuto essere “ricevuti” dalla Casa di probazione di Arona291.
Di altro tono, meno formale e francamente più sensibile all’intima pena di Francesco l’elaborata missiva di pochi giorni più tarda spedita da un amico borgomanerese, tale Giulio Elli, lettera che qui in buona parte si riporta per far comprendere non solo, certo, le comuni reazioni alla morte in quel primo Seicento padano, come pure il senso del lutto, ma anche per riflettere sui tratti cortesi della sensibilità di antico regime e, forse, intravedere i caratteri delle singole persone: “Ho inteso il transito all’altra vita della madre di V.S. molto Reverenda et insieme con lei n’ho sentito dolore perché son certo che per prudente et savia che sia una persona, non si può fare che in simil caso la carne non si risenta alquanto et le viscere non se
290 Se ne veda l’ispirata dedica appunto in apertura alla “nota” manoscritta nel Libro delle messe per l’anno 1613 in AONo, cart. 2: “1613. Adsit principio Virgo Maria quod faustum et felix ad laudem Dei optimi maximi”.
291 AONo, cart. 4, 15 gennaio 1613. Sulla Casa gesuitica aronese si segnalano qui i pressoché unici studi di A. Papale, La casa di probazione di Arona, in La Compagnia di Gesù e la società piemontese cit., p. 249 ss. e, del medesimo autore, il saggio Documenti relativi alla Compagnia di Gesù in Arona (1573-1773), in Arona porta da entrare in Lombardia... tra medioevo ed età moderna, Atti del IX Convito dei Verbanisti, Arona, 28 maggio 1995, a c. di P. Frigerio, Verbania-Intra 1998, p. 125 ss. Un’apposita, mirata ricerca effettuata tra i non pochi documenti superstiti (24 mazzi) della Casa di probazione, nella speranza di reperire le lettere del Quagliotti a padre Melzi non ha, purtroppo, dato alcun esito: cfr. ASTo, Economato dei benefizi vacanti, fondo Conventi soppressi, Gesuiti, Arona, mazzi dal 32e al 55r.


























































































   81   82   83   84   85