Page 80 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
P. 80

Muggiano, Oleggio278, Omegna, Orta, Pallanza, Paruzzaro, Proh, Quarna sopra, Revislate279, Romentino, Soriso, Talonno, Valduggia, Valle d’Andorno, Vallestrona, Veruno, Vespolate. E’ anche vero e si anticipa qui, che Francesco avrebbe avuto modo di viaggiare anche fuori della sua diocesi, ad esempio per andare in pellegrinaggio a Roma280, a Loreto, e che si sarebbe dovuto recare in missione obbedendo, in questo, a precise, ineludibili richieste dei suoi vescovi281.
Un anno intenso insomma, anche il 1612: tra altalenanti stati di malessere e una costante debolezza fisica Quagliotti non mancò di predicare assiduamente e di mantenersi per questo in stretti rapporti epistolari con numerosi curati e parroci percorrendo con ogni tempo chilometri e chilometri tra i villaggi rurali della verde diocesi. Non trascurò i chierici studenti impartendo le sue lezioni di casistica e non dimenticò neppure la sua “Patria”, Galliate, da dove gli erano giunte voci di scoramento all’interno della “Bellarmina”.
Il priore, Muttino, aveva riservatamente informato Francesco della situazione di disagio, di progressivo lassismo in seno alla Scuola galliatese di dottrina. Un raffreddamento assai vistoso nella frequenza alle lezioni e, ciò che più preoccupava, ai Sacramenti: urgeva la sua presenza o, quanto meno, era necessario che Francesco si facesse sentire. Detto e fatto. Presa carta e penna, il 25 agosto 1612 da S. Cristina inviò una delle sue lettere più belle e toccanti ai compagni della “sua” Scuola: “Carissimi fratelli, mi dolgo assai sentendo raccontare la poca divotione d’alcuni [...] vigna molto cara a Dio è l’anima nostra: questa dobbiamo ingrassare con li santi Sacramenti, potarla con la confessione, ararla con le mortificationi, scaldarla con l’oratione. Ma stando in otio e rincrescendoci l’andar a quella Congregatione s’inselvatichisce, si riempie d’animali venenosi, che sono i peccati, i quali si fugano con la diligenza, et con la fatica”.
Il teologo di S. Cristina chiudeva la sua lettera esortativa sottoscrivendola con la consueta umiltà verso i “fratelli” di “...questa Compagnia, alla quale io sono più d’ogni altro affetionatissimo servatorello. Pregate Dio per me”282. Proprio in agosto, tra l’altro, la Compagnia ebbe nuova sede nelle stanze annesse alla chiesa di S. Giacomo.
Diverse sono le lettere inviate e ricevute durante la seconda metà dell’anno: tra queste se ne rammentano alcune che paiono offrire elementi interessanti, curiosi e per
degli ecclesiastici da cui ricevevano essenziali cure spirituali e aiuti morali e materiali nella gestione amministrativa e patrimoniale dell’ente: ad esempio, in una sua lettera, la “Madre del monastero di Momo” avvisa Francesco che invierà presto delle camicie offrendosi, ad un tempo, al servizio della chiesa di S. Cristina perché “...io con tutte le mie Sorelle del continuo godiamo colli suoi ragionamenti er orationi”: cfr. AONo, cart. 6, 13 aprile 1615.
278 A Oleggio gli Oblati si sarebbero stabiliti di lì a poco, negli anni Venti del XVII secolo, poco tempo dopo la prematura scomparsa del nostro.
279 Del curato di questa località, don Bagnati, restano alcune lettere al nostro: cfr. AONo, cart. 3: 10 giugno 1610 e 23 dicembre 1611.
280 I viaggi, nell’estate del 1613 e nel 1615, avrebbero comportato soste sia pur brevi anche nella Milano spagnola, a Monza, negli stati farnesiani di Piacenza e Parma e nel granducato mediceo di Toscana.
281 Si sarebbe trattato di un viaggio a Somma Lombardo nel novembre del 1616, con una duplice, delicata missione affidatagli dal cardinale Ferdinando Taverna presso due note dame dell’aristocrazia milanese: se ne riparlerà a suo tempo.
282 AONo, cart. 2, 25 agosto 1612.
























































































   78   79   80   81   82