Page 71 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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verso il giovane prete e, più generalmente, nei confronti dei chierici studenti del Collegio borgomanerese la cui preparazione stava evidentemente molto a cuore al presule.
Il ritorno a Novara di monsignor illustrissimo non era stato, tra l’altro, dei più felici243. Oltre al lungo e defatigante viaggio di ritorno da Roma a Novara – con sosta a S. Cristina – sul finire del 1610 si erano in breve addossate al territorio Novarese – da qualche anno ormai possedimento della corte di Madrid – le truppe spagnole di stanza a Milano provocando in città un comprensibile, diffuso terrore. Da lì infatti, il bellicoso governatore spagnolo, don Pedro Enriquez de Açevedo conte di Fuentes, si era rapidamente attestato ai confini con il Piemonte sabaudo: ci si aspettava infatti, dopo pochi mesi dalla tragica morte del re di Francia, Enrico IV, che l’irrequieto duca di Savoia Carlo Emanuele I azzardasse un improvviso mutamento di fronte dopo i colloqui e gli accordi franco-sabaudi del secondo trattato di Bruzolo, il 25 aprile di quell’anno.
La politica estera, sulla base di nuovi, possibili progetti matrimoniali che avrebbero meglio legato il duca di Savoia alla corte di Parigi, e l’invio a Torino di François de Bonne duca di Lesdiguières, maresciallo di Francia, per organizzare un eventuale soccorso diplomatico-militare francese contro le truppe ispaniche stava per cambiare bruscamente i già precari equilibri italiani. Carlo Emanuele, che si stava ormai preparando a uno scontro con gli Spagnoli in area padana e propriamente nel Novarese, vide fortunatamente sciogliersi la tensione con la Spagna da dove giunsero segnali di distensione poltica e dove inviò per una doverosa ammenda e per le opportune trattative un suo figlio, omonimo del grande Emanuele Filiberto preceduto da un ambasciatore straordinario, il conte della Motta 244.
Il disgelo con Madrid giunse anche grazie all’improvvisa scomparsa di due dei principali protagonisti-antagonisti della politica europea: il re di Francia prima († 14 maggio), assassinato, e il conte di Fuentes poi († 22 luglio) che era comunque riuscito a minacciosamente ammassare ben trentaduemila uomini ai confini del Milanese. Anche per Francesco furono certo momenti di preoccupazione.
Tra il luglio e l’agosto organizzò la questua (cerca) di beni di prima necessità245 – in particolare di grano e vino – per le campagne circostanti a S. Cristina e predicò a Gozzano, dietro richiesta dell’amico teologo246 e con il consenso del Bascapè, come pure a Fontaneto e a Borgomanero (il 24 agosto, festa di s. Bartolomeo, cui era dedicata la locale Collegiata). Gli ultimi mesi del 1610, occupati non solo per le solite incombenze ma anche per il disbrigo delle pratiche burocratiche
243 Innocenzo Chiesa descrive sì alcune curiose peripezie del viaggio di ritorno da Roma a Novara ma in quel 1610 non menziona né la sosta a S. Cristina, né la situazione di grave tensione per la possibile guerra tra il duca di Savoia e gli Spagnoli: cfr. Chiesa, Vita di Carlo Bascapè cit., pp. 547-549. Purtroppo, va detto, del presule non ci sono rimaste neppure lettere relative a quel periodo, e neanche il resoconto di una visita pastorale in loco.
244 Sulla complicata fase politica è ancora complessivamente valido la sintesi offerta da F. Cognasso, I Savoia, Milano 1999, p. 382.
245 AONo, cart. 3, 21 luglio 1610, con lettera del canonico Dolci al Quagliotti con l’autorizzazione alla ‘cerca’, cioè a una sorta di questua itinerante.
246 AONo, catt. 3, 6 agosto 1610.