Page 30 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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locali e autorità sovrane, quanto una sicura guida per le anime. Una siffatta linea di condotta colmava finalmente una grave lacuna ereditata dai suoi predecessori: se non un vuoto, almeno una vera e propria carenza di sensibilità pastorale e, in altre parole, una decennale, se non secolare, incuria da parte dei vescovi quanto a cura d’anime e a vocazione eminentemente ecclesiastica.
Già nel 1537, con il Consilium de emendanda ecclesia84 si era cercato di affrontare e di risolvere i gravi abusi e le pervicaci mancanze che erano ormai divenuti tipici e propri dell’incarico episcopale, specie se italiano. Anche nel pensiero e negli scritti di Gian Matteo Giberti, vescovo di Verona85, si riscontrano forti spinte riformatrici mirate precisamente alla figura del pastore, ma bisognerà attendere i mirati contributi di un Bartolomeo dos Martyres (de Martyribus), portoghese e vescovo di Braga86, e di un Luis de Granada, predicatore spagnolo di grido e personaggio di spicco della riforma cattolica87, per avere una più delineata strategia affrontata con rigore e successo, anche se non senza fatica, proprio al concilio di Trento, nella celebre XXIII sessione88.
Il concilio però non intese soltanto offrire una serie di norme da cui risultassero, agli occhi di esperti e profani, divieti e concessioni per i vescovi e il clero; nei decreti tridentini si cercò di realizzare qualcosa in più89, qualcosa di più sostanziale che di formale: si tentò di definire e di proporre un vero e proprio modus vivendi ecclesiastico completamente rinnovato e non solo più consono alle nuove esigenze nate in quel tempo ma anche decisamente più vicino a quello della chiesa primitiva, con una ritrovata dignità del proprio ruolo, con un più distinto sentire quanto ad azione apostolica e pastorale che doveva riflettere l’essere ad un tempo ‘pastore e padre’90.
Di questo nuovo, inedito, dirompente orientamento91 furono protagoniste figure del calibro di Carlo Borromeo e, si diceva, di Carlo Bascapè che, proprio come il suo grande amico e superiore milanese, nella sua veste di padre e pastore, seppe formare una sua cerchia di devoti, fervorosi discepoli. Tra questi Quagliotti.
84 Sul Consilium cfr. Fois, La riforma dei vescovi cit., pp.64 s., 71 ss. e Jedin, Il Concilio di Trento cit., I, Brescia 1973, p. 473 ss.
85 Si di lui si veda l’insuperato studio di A. Grazioli, Gian Matteo Giberti, vescovo di Verona, precursore della Riforma del Concilio di Trento, Verona 1955.
86 Fois, La riforma dei vescovi cit., p. 62.
87 Di cui alcune opere sono presenti nella ricca biblioteca della Congregazione, e di cui lo stesso Quagliotti fa menzione, come si può notare nell’elenco dei volumi da lui lasciati in eredità al Collegio di S. Cristina: cfr. AONo, cart. 5.
88 Conciliorum Oecumenicorum decreta cit., p. 742 ss.
89 Ci si riferisce qui, naturalmente, solo a taluni tra i molti argomenti trattati dai padri conciliari che dovettero, in verità, non solo e non tanto condannare le dottrine riformate protestanti ma riaffermare con vigore l’importanza, ad esempio, del pensiero dei Padri della Chiesa, generalmente sminuito da luterani e calvinisti che vedevano l’esclusiva centralità delle sacre Scritture; dovettero controbattere vigorosamente il credo, anch’esso tutto riformato, nella salvezza eterna per sola fede e non solo grazie alla Grazia divina e alle buone opere; per non dire della controversia sul ‘servo’ arbitrio di un Lutero che cancellava in gran parte speranze e potenzialità umane, a fronte invece della grandiosa immagine cattolica dell’uomo – tra l’altro tutto rinascimentale – che era parziale arbitro del proprio destino terreno e, ciò che maggiormente conta, oltre la vita grazie alle scelte che il suo libero arbitrio gli consente. E gli esempi si potrebbero facilmente moltiplicare.
90 Fois, La riforma dei vescovi cit., p. 72.
91 Sullo specifico argomento rinvio ai due fondamentali studi di G. Alberigo, I vescovi italiani al Concilio di Trento (1545-1547), Firenze 1959 e di G. Alberigo, H. Jedin, Il tipo ideale di vescovo cit. passim.