Page 29 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Egli incarna il nuovo modello di vescovo della riforma, con tutte le ansie, i rigori, le aspettative che umanamente e professionalmente erano prevedibili in chi aveva la responsabilità delle anime più che dei corpi.
Di rado, dallo scorcio del medioevo e fin allora, un vescovo – specie poi se italiano – si era così convintamente e fattivamente preoccupato del gregge d’anime affidatogli: come si è detto infatti, anche a Novara e altrove, diversi presuli non avevano esitato a delegare81 la responsabilità propriamente pastorale a fidatissimi vicari, spesso ben più dotati di buona volontà, carica spirituale, spirito apostolico, preferendo di gran lunga risiedere nei maggiori centri urbani del loro stato, presso le corti principesche cui erano legati da vincoli di parentela e vassallaggio, nelle splendide residenze e nei severi castelli della schiatta nobiliare di cui facevano parte e delle quali curavano i più minuti e venali interessi.
I vescovi erano ancora e forse in gran parte – prima ancora che responsabili di rango di più o meno vaste giurisdizioni ecclesiastiche, e certamente prima di essere interessati alle mere questioni spirituali – appartenenti ad una esclusiva élite nobiliare e culturale, riccamente dotata di beni mobili e immobili per parte familiare e per una assai ben gestita politica di accumulo di rendite beneficiarie; non erano rari i casi di perpetuazione in certo senso dinastica dell’incarico episcopale. Non mette altresì conto il dilungarsi sulla figura e il ruolo dei cardinali-nipoti: persino Carlo Borromeo lo era82; per non dire poi di vere e proprie casate di vescovi-signori locali83. D’altra parte, retaggio questo delle più complesse figure episcopali del pieno medioevo, nella maggior parte dei casi i vescovi erano anche domini con pieni poteri signorili e temporali.
Anche i vescovi di Novara godevano di questo privilegio: non per nulla nei numerosi decreti episcopali conservatici dell’epoca del Bascapè si nota, sotto lo stemma araldico del presule, l’elencazione delle cariche che gli competevano: “...Per la gratia di Dio et della Santa Sede Apostolica Vescovo di Novara, conte della Riviera di S. Giulio d’Orta e Gozzano, con sua pieve & signore di Soriso etc.”
Carlo Bascapè, ben conscio di tale stato di cose, si era dunque attivato per far sì che collaboratori e fedeli sentissero in lui non tanto o almeno non solo il dominus territoriale, un nobile di buon lignaggio, un politico e un abile mediatore tra poteri
determinati nella sua parochiale: direte che si risolva di fare il debito suo et lascaire i vitij perché altrimente non potrò lasciare di farne dimostratione et sa che ha ancora da pagare una multa a questo fine per tali errori, la quale andiamo differendo; non mancate di avergli occhio et avisarmi se non si emenderà”. Ivi, 25 ottobre 1605, al preposto di Intra: “...Prete Antonio Bozacco non si è emendato delle sordidezze che comette in più modi et massime nella s. messa: faretegli precetto che non celebri senza nuova licenza nostra sotto pena della sospensione a divinis da incorrere senz’altro. Vi informerete delle altre sue attioni, specialmente dell’andare all’hosteria et ce ne darete relatione”.
81 Lo rileva amaramente lo stesso Bascapé, La Novara sacra cit., ad esempio pp. 424 e 427.
82 Cfr. voce Borromeo, Carlo, santo, a c. di D. Zardin et al., cit. nonché M. Fois, Carlo Borromeo cardinale nepote di Pio IV, in “Studia Borromaica” 3 (1989), p. 7 ss.
83 Senza trattare delle complesse figure dei vescovi conti (rare in territorio italico) e dei vescovi con poteri ‘di tipo comitale’ (la prevalenza) già tipici del pieno medioevo anche in territorio subalpino o, come nel caso dei principi- vescovi di Trento, rese ancor più singolari per il particolarissimo contesto politico locale, mi limito qui a rimandare – specie per quel che concerne il potere della Chiesa novarese nei secoli che precedettero il XVI, agli studi di G. Andenna, La signoria ecclesiastica nell’Italia settentrionale, in Chiesa e mondo feudale nei secoli X-XII, Atti della dodicesima Settimana internazionale di studio, Mendola, 24-28 agosto 1992, Miscellanea del Centro di studi medievali, XIV, Milano 1995, p. 111 ss., i saggi dell’Autore contenuti in Diocesi di Novara cit., e in partic. il significativo capitoletto I vescovi come “signori” e funzionari papali: Uguccione Borromei, p. 151 ss.;