Page 187 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
P. 187

Piccole, simpatiche premure che il nostro non mancava di avere in molte occasioni e, si intuisce, con un duplice intento: quello, più semplice e ovvio, di donare qualche medaglietta, qualche immaginetta per ricordare alle sue pecorelle di pregare anche fuori dalla chiesa, anche a casa o durante le occupazioni e le distrazioni quotidiane; e quello, più sottile, di accattivarsi se non l’amicizia almeno l’attenzione, la curiosità o, meglio, la simpatia di molti che, specie fra gli uomini, non erano forse tanto assidui alle funzioni o ben convinti della loro fede personale.
Un modo, insomma, per farsi sentire più vicino alla gente, più prossimo in ogni senso e altresì per cercare di avvicinare i tiepidi, i superficiali, gli scettici; per poter magari scambiare due parole con loro e far comprendere il calore umano e spirituale di un sacerdote intelligente e sensibile, disponibile, aperto e, ciò che probabilmente per la maggior parte contava di più nei ristretti, minimi villaggi della diocesi, che era rettissimo, umanamente comprensivo e molto, molto riservato545.
Il 16 giugno giungeva finalmente a Novara, da Roma, il nuovo presule, il cardinale Ferdinando Taverna per il cui ingresso furono fatti, secondo le poche cronachette e i pochissimi studi al riguardo, particolari festeggiamenti. Il 19 il presule si mosse solennemente, con gran concorso di clero, nobiltà e popolo, dal convento di S. Nazaro della Costa per raggiungere la cattedrale e prenderne possesso. La prima meta cittadina sarebbe stata S. Agabio, chiesa allora ancora esistente ‘appena fuori di porta Milano’546. Monsignor Tornielli, che ad ottobre decadde dall’incarico di vicario: in quell’occasione allora scrisse a Francesco ribadendogli che proprio in S. Cristina si risapeva si desse “...il bono essempio di disciplina ecclesiastica”547. Il prestigioso e delicato incarico di vicario venne allora assunto da monsignor Giovanni Battista Savini, fino a quel momento semplice chierico tonsurato.
545 Le citazioni dell’avvincente, freschissima descrizione sono tratte ancora una volta dalla narrazione dello Zanoja e si riferiscono nuovamente al Quaresimale di Borgomanero del 1617, di cui si parlerà fra non molto. Della riservatezza di Francesco abbiamo numerose prove nel cospicuo epistolario; un ennesimo esempio può venire dalla bella, misteriosa lettera di un conoscente del nostro, tale Giovanni Domenico Rossignoli, dalle cui parole si evince il tratto riservatissimo e cortesemente benevolo del rettore di S. Cristina: “La benevolenza de veri amici si conosce alla prova, et io per me benché per altro fuori del dritto sentiero della virtù, ho però tanto di barlume che non m’inganno in discerenere l’oro dal piombo, perciò de suoi amorevoli avertimenti dattemi costì li sono tenuto quanto conviensi al frutto, ch’io spero, di emendatione e profitto; anzi, gl’assicuro con ogni sincerità d’affetto che se bene in questa fecchia de secoli l’adulatione ha rilegata ne li boschi e fra la gente villaresca la verità, io però veggiendomela porgere dalla sua amorevole prudenza per mezzo di parole sì compite l’ho raccolta con ogni avidità et ho stimato le riprensioni più volte pretiose che l’altrui lodi. Corrispondo con prontezza delgl’effetti all’efficacia della sua essortatione, e li darò occasione di trastullo e consolatione con la buona raccolta de miei honorati progressi di non haver sparso in terreno infecondo la fruttosa semenza de suoi grati ricordi, acciò possi per l’avvenire seguitar con quell’autorità che sopra di me li concedon li suoi meriti ad aiutarmi e con consigli e con l’opra. Ringratio però dall’altro canto V.S. Molto Rev.da godendomi de suoi avvisi che risultano in tanto profitto et honorevolezza mia [...] niente meno per me rappresentano l’animo suo candido et schietto in amarmi in qualunque fortuna, la qual all’hora stimarò più favorevole quando m’habiliterà più a servirgli conforme l’obligo et desio mio”: AONo, cart. 6, 2 maggio 1615.
546 Dati contrastanti, quelli dal 16 al 19 giugno di quell’anno. Unico riferimento bibliografico disponibile, nella scarsità di studi in merito, quello di A. Rizzi, I solenni ingressi dei vescovi di Novara, Novara 1945, p. 9. Unica opera di riferimento coeva all’elezione del Taverna a Novara è quella di Cherubino Ferrari Legnani, Il trionfo di Novara nella venuta dell’Ill.mo & Rev.mo Monsignor Ferdinando Taverna Cardinale di S. Eusebio, vescovo di Novara, e conte. Oratione. Del M.R. P. Maestro Cherubino Ferrari Legnani di Milano, Carmelitano, di S. Theologia dottore, Predicatore & Accademico, in Mediolani, apud Pandulphum Malatestam, 1616 (cfr. ICCU). Unica biografia recente è quella di G. Trabattoni, Contributo alla biografia del cardinale Ferdinando Taverna, tesi presso la Scuola di perfezionamento in storia e civiltà del Cristianesimo, a.a. 1978-79, segnalata in Longo, La Chiesa novarese cit., p. 261.
547 L’ultima lettera al Quagliotti in cui monsignor Antonio Tornielli si sottoscrive quale “Vic.o Gen.le” è del 20 ottobre 1616: cfr. AONo, cart. 3.





























































































   185   186   187   188   189