Page 179 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Così avvenne anche ad aprile: dal vicario in persona, monsignor Tornielli, Francesco ricevette una breve e assai garbata letterina con la quale lo si pregava di recarsi proprio a Novara, “domani alla sera, per predicar domenica che viene; nel che...” precisava cortese il futuro vescovo “...riconosco ogni giorno il molto suo zelo. Io...” soggiungeva un po’ amaro il vicario “n’ebbi sempre pensiero che la Chiesa di Novara non restasse priva...” di ottimi sacerdoti “...ma il diffetto procede dalla carestia de soggietti; con che...” proseguiva don Antonio, sicuro dell’adesione di Francesco alle sua richiesta “...le do molte grazie della prontezza sua”526. Un ennesimo riconoscimento al nostro teologo non solo per la sua obbedienza alle richieste dei suoi superiori, ma anche per la sua abilità nell’arte difficile dell’omiletica.
Una simpatica letterina giunse allora al nostro anche dall’ormai a noi ben noto prevosto di Omegna: la prosa sempre accattivante e il contenuto, sovente ironico se non addirittura buffo, sono elementi che caratterizzano questa ennesima missiva al rettore di S. Cristina, nonostante ci si trovasse in un periodo di gravi difficoltà e di diffuso pericolo.
“Il sabbato santo” esordiva allegramente don Alberganti, gli era pervenuta una “...elemosina estravagante, et ne destinnai parte [...] al suo honoratissimo clero”; l’insolita, sorprendente elemosina, continuava don Giovanni, “...era un quarto di dietro d’un vitello assai bono” ma, continuava tra l’inquieto e il faceto “...dubito che non sia sta’ smarita” perché, chiariva, l’ignoto, misterioso “...apportatore lo consignò con la dovuta mercede a un giovenotto che promise di portarlo securamente a cotesto s.to Collegio” mentre purtroppo invece “...pur sin’hora non ho havuto nuova alcuna, per che il messo andò di longo a Novara”. Quagliotti era avvisato: avrebbe fatto cosa grata se avesse avvertito il prevosto di Omegna che l’eccezionale elemosina era giunta finalmente a destinazione527.
Ma, a meno che la risposta del nostro a don Giovanni non si sia smarrita nel corso dei secoli, l’“assai bono” e appetitoso quarto di vitello non giunse mai a S. Cristina, consumato piuttosto sulle braci in qualche taverna di campagna conosciuta dal cortese “giovenotto” che astutamente e con finta premura si era offerto, in quei cupi tempi di guerra e di carestia, quale (poco credibile e ancor meno affidabile) messo.
Sempre in aprile ricevette una lettera anche dal curato di Valduggia, don Bernardino Migliotti, uno scritto gentile con cui lo incoraggiava a raggiungerlo quanto prima, non solo “...per la molta confidenza che tengo in V.S. molto R.da” ma anche e propriamente, soggiungeva affabile, perché conosceva bene “...il desiderio grande qual ho scoperto in lei di giovare alle anime ogni volta che se le appresenta l’occasione”528. Un omaggio discreto e quanto mai appropriato ad una fra le principali qualità del sacerdote e teologo fondatore degli Oblati.
526 AONo, cart. 3, 15 aprile 1616.
527 AONo, cart. 2, 14 aprile 1616.
528 AONo, cart. 3, 26 aprile 1616. In realtà, “...certi mercanti di questa parochia havevano” in un primo momento almeno, come racconta don Bernardino “...pregato il molto R.do Padre Guardiano di Varale che fosse contento di predicare in questa mia chiesa il giorno di s.to Giorgio, che sarà dominica prossima” ma inopinatamente il povero



























































































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