Page 175 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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forse un po’ risentito per il latente disinteresse del curato, don Martini, si vide costretto a rivolgersi all’amico e “Molto Magnifico e Reverendo” rettore di S. Cristina per far sì che “...per il sabato in nanti la setimana de la s.ma Nonciata” arrivasse finalmente in paese un confessore, stavolta a scelta del Quagliotti; un confessore che però avrebbe dovuto godere, per l’occasione, dell’“...hautorità de Casi Reservati”.
Si dovette evidentemente arrivare, anche se purtroppo non ci è giunta precisa documentazione al riguardo, alla sospirata nomina, se il 15 marzo512 Popolo provvide a inviare alcune righe di ringraziamento al nostro avendo saputo dell’imminente arrivo di un apposito confessore; con la medesima lettera però, lo zelante barbiere si lamentava con Francesco di contrasti avuti, in merito, proprio con il curato di Fontaneto.
Dal canto suo, un più che risentito don Martini, con un tono seccato che non si esita tutto sommato a definire addirittura inviperito, inviava il giorno successivo – quindi il 16 marzo, a tre giorni dall’arrivo del confessore scelto da Quagliotti – una breve nota al collega di S. Cristina. Poche, secche parole con le quali l’indispettito sacerdote si dichiarava pronto ad accettare la presenza di un sacerdote scelto da Francesco; anzi, lo accoglieva anche quale eventuale predicatore ma pregava il rettore di S. Cristina di non promettere più ad alcuno, da allora in poi, di mandare un confessore a Fontaneto perché, infine, il curato c’era: era lui, si sfogò amaramente, “et non il barbiero”513.
Lo stesso giorno, un Quagliotti preoccupato e amareggiato a un tempo inviò una missiva urgente a don Giovanni Alberganti, “l’arcistroppiato”514 preposito di Omegna, chiedendogli caritatevolmente consiglio. Don Giovanni il giorno successivo, cioè il 17 marzo del 1616515, gli rispose con l’abituale tono familiare “...in risposta del amorevolissima sua del 16 del corrente mese”516.
Il parroco, nella sua grafia chiara, gli suggerì che era meglio non rispondere per iscritto: “...da scrivere al sig. Francesco di Fontaneto...” – cioè a don Francesco Martini, curato di Fontaneto, “per il negotio” – “...non laudo, per che potrebbe partorire qualche nuovo irritamento d’alteratione”; sarebbe stato meglio invece, se Quagliotti si fosse recato di persona, senza ulteriori scambi epistolari, a discutere a quattr’occhi, in privato per regolare la questione: “...se venesse V.S., come spero, potrebbe far nascere occassione di trattarne quietamente”.
Indubbiamente, come vedremo fra breve, fu un buon consiglio. Tuttavia, in mancanza di un più completo ed esauriente quadro della situazione venutasi infine a
512 AONo, cart. 6, 15 marzo 1616.
513 AONo, cart. 6, 16 marzo 1616.
514 AONo, cart. 2, 18 dicembre 1615. Così si firma infatti simpaticamente l’Alberganti in una sua brevissima al nostro “...in fretta, essendo di passaggio con il sig.r Maestro di Casa dell’Ill.mo sig.r Cardinale Taverna”. Così pure in altre lettere, dove troviamo la sua sottoscrizione con le curiose qualifiche di “indegno et stroppiato” (26 febbraio 1615), “Indegnissimo et arcistroppiato” (3 novembre 1615).
515 AONo, cart. 2, 17 marzo 1616. E’ di quel medesimo giorno una letterina inviata al nostro da don Giacomo Tacco, canonico di Pallanza, con la quale si avvisava che, evidentemente per ringraziare Francesco di reiterati favori da lui ricevuti “...mando il presente a posta con un presente d’una formaggia di sbrinzo et un capretto vivo: le goderà con suoi chierici per amor mio, come si siano, et mi rincresce non puoter per hora dar maggior indicio della servitù et oblighi che seco tengo”: AONo, cart. 4, 17 marzo 1616.
516 La lettera non ci è pervenuta e si possono solo dedurne l’esistenza e l’invio dalle frasi d’apertura della lettera di don Giovanni Alberganti.
























































































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