33 – Ecce Homo

Iscrizione: Lo abbiamo veduto e non aveva bellezza e non abbiamo sentito desiderio di amarlo, così disprezzato ed ultimo degli uomini, uomo di dolore che conosce la propria sofferenza 
(Isaia, 53,2-3). 

Uscì quindi di nuovo fuori Pilato e disse loro: Ecco ve lo conduco fuori, perché comprendiate che non trovo alcuna colpa in lui… E disse loro: Ecco l’uomo. (Giovanni 19, 4-5).


In via di compimento nel 1603, l’ambiente venne impostato scenicamente da Giovanni D’Enrico che ebbe la geniale intuizione di giocare il dinamismo della scena su due differenti livelli. Realizzando infatti la balconata sulla parete frontale, poté creare all’interno dell’ambiente uno spazio maggiore per gli altri personaggi.

Dall’alto della loggia, decorata in fronte con pannelli di legno di noce lavorati a finto marmo da Gaudenzio e Bartolomeo Ravelli nel 1621, Pilato indica Gesù, che viene presentato alla folla da due sgherri dal volto feroce.

La statua di Gesù costituisce il punto focale di tutto l’insieme compositivo, verso cui tutto e tutti convergono.

In basso sta il popolo, descritto in realistiche statue , sempre opera di Giovanni D’Enrico coadiuvato dal fratello Melchiorre e già realizzate nel 1610.

Contribuiscono a ampliare la già ricca composizione gli affreschi, eseguiti da Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, tra il 1610, anno in cui gli furono commissionati, e il 1616, quando risultano terminati.

Un evidente esempio di come si sia cercato di creare una continuità del racconto attraverso la comparsa degli stessi personaggi, è costituito dalla figura in statua all’estrema sinistra, che si volge con aggrottata espressione verso il riguardante. Essa è identica a una statua eseguita dal grande maestro valse siano ( Ferrari ) per la crocifissione, ove la si può osservare sempre collocata all’estrema sinistra. I fabbricieri stessi richedono questa riproposizione di personaggi per conferire maggiore continuità e unitarietà al racconto della Passione.

Ai lati dell’arco, che si apre sotto il balcone e che dilata ulterioremente l’insieme prospettico, sono raffigurati i profeti Geremia e Isaia, dal cui testo è tratto il passo scritturale posto a commento della cappella: ” Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire.”

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