Iscrizione: “Colse il frutto di quell’albero e ne mangiò e ne diede al suo uomo (Genesi, 3,6).
Per la colpa di un solo uomo è entrato in questo mondo il peccato e per il peccato la morte ( Romani,5,12).
La prima cappella, di fronte alla quale si inizia il percorso di visita al Sacro Monte, rappresenta il peccato originale, quindi non un fatto direttamente collegato alla vita di Gesù ma la spiegazione della vita di Cristo; risponde un po’ alla domanda che molte volte la teologia si è posta “perché Dio si è fatto uomo in Cristo”. Una delle risposte è appunto salvare l’umanità dal peccato presente fin dalle origini.
Attraverso le pitture e le sculture s’illustra il testo del libro della Genesi, uno dei primi capitoli, dove viene raccontata la disobbedienza dell’uomo al comando di Dio.
Abbiamo quindi nella figura centrale Adamo ed Eva che stanno per mangiare il frutto indicato a loro dal serpente, arrotolato sull’albero al centro della scena. Intorno gli animali rappresentati ancora in una dimensione ideale, con delle rappresentazioni pacifiche; sono animali non aggressivi, non violenti come invece si vedrà ad esempio nella cappella delle tentazioni, per significare ancora la presenza dell’armonia della creazione voluta da Dio.
A lato è visibile la figura dell’eterno padre che assiste alla disobbedienza dell’uomo.
Questa cappella non era ovviamente prevista nel progetto del Caimi ma fa parte dell’ampliamento del progetto voluto da Galeazzo Alessi; anche nella sua forma architettonica è l’unica che fedelmente ripropone quanto l’Alessi aveva progettato nel Libro dei Misteri.
La facciata, in particolare, classicheggiante e molto elegante, offre un bel colpo d’occhio all’inizio del percorso.
Gli affreschi realizzati nell’800 sono opera di Burlazzi e completano la scena raccontando altri episodi del libro della Genesi.
Nel portichetto antistante sono rappresentati i giorni della Creazione: la creazione dei vari elementi, la divisione della terra e delle acque, prima dunque della creazione dell’uomo. Un percorso a tappe, pedagogico.
Come tutte le altre cappelle anche questa è contrassegnata da una tavoletta chiamata “detto scritturale”, recante passi dell’antico e nuovo testamento, con tanto di citazione numerica, per aiutare il pellegrino a comprendere come si illustra il testo sacro. La parte dell’antico testamento viene letta come anticipazione di ciò che si realizzerà poi nella vita di Cristo e la citazione numerica permetteva, a chi era in grado di leggere e scrivere, di approfondire poi direttamente attraverso il testo sacro.
Le grate attraverso cui è possibile vedere la scena non erano previste nelle fasi iniziali del progetto voluto dal Caimi e poi continuato attraverso l’opera di Gaudenzio, ma vengono poi collocate tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, in pieno periodo di controriforma, per far sì che l’occhio del visitatore e del pellegrino non sia distratto a cogliere mille particolari ma si concentri su dei particolari precisi ed essenziali. Rappresentano una guida alla lettura della cappella e spazio dopo spazio aiutano a leggere la scena.
Qualcuno ha ipotizzato che le grate siano state mutuate dalla lettura del libro degli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, dove il fondatore dei gesuiti scandisce proprio meditazioni su temi biblici evangelici, fissando sguardi, volti, gesti dei vari personaggi in azione. Al di là di questo costituiscono ancora oggi una barriera protettiva tra il visitatore e la cappella e sono anche opere d’arte perché sono tutte in legno scolpite.