Page 19 - Bollettino Ottobre - Dicembre 2019
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                Recensione
GUIDO GENTILE SACRI MONTI Segue da pagina 15
e sincera. Emozionante il racconto del suo ultimo soggiorno a Varallo, di ritorno dalla venerazione della Sindone esposta a Torino e pochis- simo tempo prima della sua morte a Milano. Il Santo, accompagnato dal suo confessore e confidente spi- rituale, il gesuita genovese France- sco Adorno, sosta per alcuni giorni di esercizi spirituali sul Monte, visi- tandone assiduamente le cappelle.
Il Bascapè, allora suo collaborato- re e presente in quella circostanza, testimonia: “et era di sì meraviglio- sa consolatione et compuntione ve- derlo la notte specialmente, andare tutto solo, con una sua lanternina sotto il mantello, dove più la de- votione l’invitava”. Chi ha un’idea delle vie della spiritualità cristiana sa bene quanto importante possa essere il ruolo dell’immaginazio- ne e dei “sensi interni, spirituali” per entrare nella contemplazione dei misteri evangelici e lasciarsene trasformare intimamente. Sant’I- gnazio di Loyola ci invita perciò a premettere alla meditazione la “composizione di luogo”: vedere, ascoltare, toccare mentalmente ma intensamente la scena evange- lica per esservi presente e potervi incontrare il Signore. Guido Gen- tile dimostra di conoscere molto bene la storia, i testi e i riferimenti iconografici di questa dimensione molto importante dell’esperienza spirituale cristiana. È quindi per- fettamente in grado di farci com- prendere come i Sacri Monti, da una parte nascano e crescano da queste stesse esperienze spirituali, dall’altra siano a loro volta l’am- biente ideale per nutrirle. Questo libro è quindi certamente un testo importante per la storia dell’arte e della cultura religiosa, ma non lo è meno per la spiritualità. Non solo di ieri ma anche di oggi.
Racconti Missionari
ALFABETO SPECIALE...
D COME DIGNITÀ
Ho ancora davanti agli occhi una ragazza che stava
morendo di Aids nella nostra parrocchia di Nefa
in Camerun. Mi avevano chiamato per darle l’ul-
timo saluto cristiano, il buon viaggio. Entrando
nella sua stanzetta, la rivedo ancora nel suo letto.
Aveva gli occhi fuori delle orbite, magra, si potevano
contare tutte le ossa. Respirava affannosamente. Si vedeva ormai che le ri- maneva poco da vivere. Forse aveva sui 20-25 anni. Nel fiore della vita, diremmo noi. Eppure era là sola con sua madre.
Un fiore che stava seccando nell’indifferenza e nel giudizio malevolo del quartiere. Nessuno le dava più acqua, fiducia, per portare il suo profumo dappertutto. Ma era una persona che aveva la sua dignità. Oggi, ripensan- do a lei (non mi ricordo come si chiamasse. Nessuno me lo aveva detto e io non avevo avuto il coraggio di chiederlo), mi chiedo cosa vuol dire D.I.G.N.I.T.À. Ho provato a trovare una parola per ogni lettera. Forse può aiutare a capirla meglio e a donarla, riconoscerla a chi, per motivi vari, non ce l’ha più! D come DARE. Credo che sia lo stare vicino a ogni per- sona, condividere con lei le cose più belle. Ma non solo dare, ma anche ricevere, cioè si dà vicendevolmente.
I come INSIEME. Perché ci si deve sporcare le mani, non stare lontani da chi sta soffrendo. Non dire, ad esempio, quando si è invitati a rende- re visita a chi è in difficoltà: “Ho paura di disturbare”, ma uscire da casa e bussare alla porta per lasciare entrare l’altro nella propria vita. G come GRINTA. Spesso chi ha perso la speranza, ha bisogno di qualcuno che dia coraggio, la grinta, di affrontare sempre e comunque le difficoltà. È un aiutarlo a non piangersi addosso, a pensare di non valere niente, ma pen- sare che “il meglio è sempre davanti”, anche se non si vede chiaro. N come NONOSTANTE . contro tutto e contro tutti. Il primo amico di noi stes- si, siamo noi. Noi dobbiamo sempre stare lì a pensare che gli altri verranno in nostro aiuto. Basta vedere le persone che partecipano ai funerali. Dopo aver dato le condoglianze, fatto il proprio dovere(!), spariscono. I come IMPREVISTI. Nella vita non tutto va sempre bene, Ci saranno anche dei momenti difficili (malattie, lutti) e bisogna prepararsi ad affrontarli. Non pensare che Qualcuno ce l’ha con noi. Serenamente (anche se non sempre è facile farlo e non solo dirlo), si cammina. Non sempre la strada è in pianura, ma ci sono le discese e le salite. T come TRADIMENTI. Può capitare che qualcuno di cui ti fidavi, ti abbandoni, ti tradisca, perché ha trovato degli amici importanti, da cui può avere quello che tu non puoi dare. Quante volte ci è capitato di dire “ma da lui proprio non me lo aspet- tavo”. È quella, di cui parla il Papa, la cultura dello scarto. Quando non sei più interessante per quelli che tu chiamavi “amici” e ti hanno scaricato, ti trovi da solo. Se sei bello, ricco, scattante, un Vip, un politico sulla cresta dell’onda, un calciatore, un attore...e tutti ti adorano, allora non ci sono problemi. Ma poi, il tempo rende sempre giustizia e finisci nell’angolo. Si gira la pagina e di te non si parlerà più. Non inseguire la gloria facile, i cinque minuti di gloria. Infine la A. A come (in) ATTESA. Non aspettare che qualcuno si preoccupi di te, continua a vivere, non lasciarti andare alla tristezza, riconciliati con il tuo passato e pensa positivo. Forse tutte queste parole serviranno a poco, ma a me hanno aiutato e mi aiutano ancora a dare significato alla DIGNITÀ.
Padre Oliviero Ferro , missionario saveriano, valsesiano
    Federico Lombardi - S.I.
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