Page 15 - Bollettino Gennaio - Marzo 2019
P. 15

La figura della madre - Padre David Maria Turoldo
LA VERGINE MARIA E LA FIGURA DELLA MADRE NELL’OPERA DI PADRE DAVID MARIA TUROLDO
Alla memoria della mia cara mamma, Carla Gamarino (Crosa di Varallo 25/11/1945 – 21/3/2018), che ha speso tutta la vita per me
La presenza della Vergine Maria, la sua centralità nella vocazione di Da- vid Maria Turoldo, non è elemento sorprendente, essendo la Madonna figura di riferimento dell’Ordine dei Serviti, congregazione cui ap- parteneva il religioso. Non stupisce dunque che la vasta produzione dell’ autore multiforme e poliedrico, in poesia e prosa, abbia sovente come protagonista la Madre di Gesù, evo- cata su ispirazione delle diverse im- magini presenti nella Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, dal Cantico dei Cantici ai Vangeli, narrata non nell’ambito di una riflessione lineare o di un ragionamento con movenze argomentative, ma procedendo per suggestioni, per immagini dalla forte connotazione emozionale.
È, quella di Maria, una presenza che Turoldo ha coniugato con un intenso sguardo rivolto all’universo femminile. Si può rintracciare nel poeta una vera “mistica della ma- ternità”, che investe tutte le madri del mondo, soprattutto le madri di persone sofferenti, come i poveri o gli uccisi perché resistenti all’ingiu- stizia, o caduti per mano di qualche sopraffazione.
Se ogni madre sofferente diventa, nell’orizzonte poetico turoldiano, figura suggestiva di Maria, e analo- gamente Maria figura di ogni ma- dre, è in primo luogo la sua che in- carna, in forma privilegiata, questa corrispondenza. Così nella serenità del Santo Natale, Turoldo canta la propria madre come “parente della Vergine”; e, ancor più, nella memoria dell’origine della propria vocazione, si rivede fanciullo, in visita al Santuario della Madonna delle Grazie di Udine, confondere i volti della madre e dell’Addolorata
all’altare a Lei dedicato.
La devozione mariana, devozione
regina della pietà cattolica del primo Novecento, si fondava sulla valenza psicologica del legame di Maria con la madre che fu senz’altro anche di padre Turoldo, ma i suoi scritti ci permettono di rintracciare motivi e stilemi che travalicano la dimensio- ne meramente devozionale, sia pur essa molto importante, disegnando un ruolo eminentemente teologico della Vergine.
Nei carmi disseminati nelle diver- se sillogi poetiche che veniva alle- stendo nel corso degli anni, nei com- menti evangelici e neo – testamen- tari di “Non hanno più vino “e nelle raccolte “Laudario della Vergine”, “Via pulchritudinis” e “Ave Maria”, padre David delinea un’immagine di Maria “madre della salvezza” e “madre della bellezza” che, nella lo- gica dell’Incarnazione, si offre come “forza viva e operante nella storia e anello di congiunzione tra il cielo e la terra”.
Avendo presente la linea teologica che vedeva nella bellezza un accesso privilegiato alla Rivelazione divina, il poeta servita celebra in Maria l’amo- re di Dio per le creature e il “riflesso della bellezza divina”, riconoscendo in Lei la congiunzione tra visibile e invisibile, “la mediazione tra le due polarità del Cielo e della terra: “Ver- gine, cattedrale del silenzio/ anello d’oro/ del tempo e dell’eterno/ tu porti la nostra carne in paradiso/ e Dio nella carne. / Vieni e vai negli spazi/ a noi invalicabili.”
Maria non è dunque solo oggetto di devozione, ma anche forza ope- rante nella storia, grande, e sottoli- neo la più grande, manifestazione dell’azione di Dio, attraverso la quale è operata la nostra Redenzio- ne. Per questo, in una delle sue laudi mariane più intense, dal significativo titolo “Senza Maria anche Dio sarà triste “, Turoldo può cantare il ge- mito della natura, devastata dal male
e dalle offese arrecate dagli uomini, ed evocare l’azione di palingenesi dell’umanità operata dalla Vergine Santissima. Si configura quindi una lode dall’andamento liturgico, che invoca e insieme inserisce Maria nella speranza di rinnovamento e di cambiamento che sempre contraddi- stingue l’esistenza di questo religioso, facendone un paladino di tutte le libe- razioni dalla negatività e dalle ingiu- stizie, che siano esse personali, sociali, politiche o ecologiche.
Ma Maria, nell’ottica turoldiana, diventa figura del credente che lotta con il silenzio di Dio per conservare la sua Fede. Nell’assillante ricerca di Dio che segnò la sua vicenda e i suoi versi, anche Maria sembra talvolta trascinata nella notte del dubbio, come nella poesia “Sotto il legno in silenzio”.
Accanto al tema ricorrente di Maria come simbolo di tutte le ma- dri vittime con i figli del tremendo dolore inflitto da poteri ingiusti, si staglia, in tutta la sua potenza nega- tiva il drammatico motivo del silen- zio del Signore. Ma alla fine vince la risposta coraggiosa della Fede, l’u- nica sorgente di vera vita nel nostro pellegrinaggio terreno: di fronte alla notte della Fede “che tutti avvolge”, il silenzio di Maria appare la “sola ri- sposta al mistero del mondo”. Quel- lo di Maria, infatti, non è un silenzio vuoto, ma un silenzio affidato, a quel silenzio l’umanità può rivolgersi con fiducia totale, esplicitata con la sca- bra eloquenza della lirica successiva: “Ma tu credevi per tutti da sola”.
Nella notte del Calvario, dove le forze del male sembrano apparente- mente annientare il Bene, simbolo della grande notte che oscura le no- stre esistenze, Maria tiene accesa la luce della Fede e a Lei può volgersi, ascoltato, il grido raro di quanti con- fessano: “che il vero figlio di Dio era lui/ e che ogni vittima è sempre tuo figlio”.
Gabriele Federici
Gennaio/Marzo • 2019
15


































































































   13   14   15   16   17