Page 10 - Bollettino Aprile - Agosto 2020
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Conosciamo il Sacro Monte
LA FACCIATA DELLA BASILICA
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che rivelano analoghe caratteristiche. Il primo richia- mo, il primo spunto, mi pare rifarsi alla fronte quattro – cinquecentesca della sontuosissima Certosa di Pavia, non certo per l’inesauribile rivestimento plastico de- corativo, né per il netto taglio orizzontale della parte superiore mai completata con un lunettone centrale di coronamento, ma per la struttura parietale piatta, bidimensionale, per la successione scalare dei piani so- vrapposti e per la presenza di molti pinnacoli. Un se- condo richiamo, una analogia che subito si coglie, è con la parete di facciata tardo rinascimentale della Certosa di Garegnano, oggi nella periferia nord - ovest di Mila- no, alta, luminosa, a tre ordini di grado tanti, di ridot- tissimo risalto plastico, raccordati tra loro da elementi curvilinei. Un terzo rapporto si può notare anche con la Facciata tardo-cinquecentesca della chiesa di San Maurizio al monastero maggiore, nel centro di Milano, pure a tre ordini degradanti verso l’alto e scompartiti da lesene.
Anche nel progetto per la chiesa maggiore del sacro Monte, datato 31 gennaio 1891, conservato presso la società di incoraggiamento paralleli sì, come nei tre edifici citati, la parete frontale svetta oltre il volume della Chiesa retrostante: facciata paravento, che im- prime maggior grandiosità e respiro alla struttura, ma elimina inesorabilmente il prolungarsi delle due falde del tetto a protezione della facciata stessa. Come a Ga- regnano tutta la superfice viene scompartita da una trama formata dai cornicioni e da gruppi di lesene sca- nalate in ampie specchiature, a loro volta suddivise in un reticolo di minori riquadri; ne risulta un raffinato e fitto gioco lineare, mentre una sequenza di nicchie con statue, pennacoli e volute accompagna l’occhio al timpano curvilineo, o lunettone di coronamento. Tutti elementi in verticale, in alzato. È scartata drasticamen- te la presenza tradizionale di un portico, o anche solo di un pronao, che è il mutamento più vistoso. Emerge al suo posto un maestoso portale sporgente ad arco a tutto sesto, sorretto da due colonne, ripreso da quello bramantesco che emerge al centro della facciata di san- ta Maria delle Grazie a Milano, replicato in dimensioni minori nei due ingressi laterali. Anche I materiali devo- no essere pregiati. Non più granito ed intonaco, come previsto dal Peco e dal Lucca, ma splendido marmo bianco di Carrara. Questo il primo, particolareggiato progetto per la “decorazione” della facciata, che deve aver destato sorpresa, ma anche particolare apprezza- mento da parte di coloro a cui venne mostrato. Stupisce quindi che solo sei mesi dopo, il 20 luglio 1891, con la lettera ufficiale inviata dai Durio all’amministrazione del Sacro Monte, non venga presentato questo disegno , del 31 gennaio, ma uno successivo che reca la data del 20 luglio. Bisogna tener presente che nell’arco di quei
sei mesi il Ceruti, ricevute le informazioni e gli spac- cati, richiesti al Gallloni nella lettera a lui inviata il 28 dicembre del 90, tenuto conto anche di qualche possi- bile preferenza da parte dei donatori, di suggerimenti dell’amministrazione del Sacro Monte o di qualche ar- tista varallese, come si può anche chiaramente dedur- re da una lettera dell’architetto al Galloni di ben due anni dopo, il progettista passa ad una revisione del suo elaborato, ad un ritocco, soprattutto nello smorzare la fitta trama decorativa, dando maggior luminosità e respiro all’insieme. Scompaiono i tre vistosi portali Bramanteschi, sostituiti da altri più originali, sovrastati da una nicchia con statua, entro una complessa strut- tura architettonica -decorativa. Ma il mutamento più sostanziale e subito evidente si verifica però proprio al centro di tutta la struttura, nello scomparto di mezzo del secondo ordine, con la sostituzione del finestrone centrale, continuato, che richiamava quello della Cer- tosa di Garegnano, con un vistoso rosone circolare, quasi punto focale di tutta la facciata, che pare rifarsi e ispirarsi anch’esso a quello della Certosa di Pavia ed anche a quello di San Maurizio al Monastero Maggio- re di Milano. Questo il secondo progetto, o meglio, la redazione del progetto, datato 20 luglio 1891 e presen- tato lo stesso giorno al Consiglio d’Amministrazione del Sacro Monte, accompagnato da parole di grande elogio da parte di Pietro Galloni, che ricorda “ essere la facciata esterna del Gran Tempio di Beata Vergine As- sunta al Sacro Monte un desiderio di secoli”. Cita poi ancora una volta il monumentate progetto del Cagnola inattuato per mancanza di fondi è quello fatto redigere dalla famiglia Delucca. Infine plaude alla munificenza dei Durio, già benemeriti in valle ed in città. anche per altre iniziative. Sono presenti alla seduta I donatori e lo stesso architetto Ceruti per poter illustrare il suo pro- getto con “tutti gli opportuni dettagli”. Ma non si trat- ta dell’unica adunanza del 20 luglio. Poco prima si era tenuta la riunione della Commissione d’Arte del Sacro Monte per ottenere ufficialmente lo scontato parere favorevole dei membri della commissione stessa “una- nimi esprimendo una ben sentita parola di plauso”, dopo aver sentito “la relazione dell’autore del progetto Illu-(stris)simo Sig.Cav. Ing. Architetto Ceruti”. Gran giorno quindi il 20 luglio 1891!
Segue il giorno successivo , 21 luglio, la deliberazione del Consiglio Comunale con la quale la proposta dei coniugi Durio viene “accettata con plauso e ricono- scenza”. Poco più di un mese dopo, con queste tanto positive premesse, che liberano tutte le varie istituzioni cittadine da un grosso, irrisolvibile problema il 5 set- tembre , viene posta la prima pietra dell’erigenda “de- corazione” della facciata.
Casimiro Debiaggi
Aprile / Agosto • 2020
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