Page 67 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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l’intendere che la congregatione de’ chierici passi bene, et mi havete fatto piacere a darmene questo ragguaglio”223; il Ferrari, in una sua visita a Santa Cristina, doveva aver constatato che la situazione, nonostante i dispiaceri e le privazioni, era complessivamente buona e dava ampia garanzia, nonostante tutto, di stabile crescita. Da qui la consolatione di monsignor vescovo che tuttavia, tre settimane dopo, caldeggiava nuovamente e non senza preoccupazione per quelle che ci appaiono come strane, torbide manovre di taluni che – non è dato sapere se laici o, perché no, ecclesiastici, non avevano troppo in simpatia lo sviluppo del Collegio di S. Cristina: “Mi piacerà assai che si metta bon numero di chierici a S. Christina; et se sapete chi ha subornati quelli che vi havevano promesso fatene dimostratione, o fatela fare dal sig. Vicario”224.
Nel frattempo, in quei primi mesi del 1610, Francesco non era stato assorbito solo dalle cure del suo principale incarico a S. Cristina ma era stato chiamato a predicare. Ad esempio la mattina del primo dell’anno225 si era dovuto recare dal parroco di Briona il quale “...sapendosi il desiderio che ha di servir Dio a di poi ai dolci e cari amici, et che per benefizio di anime non schiva fatica” l’aveva instantemente invitato a parlare ai fedeli226. Rettorato del Collegio, docenza di teologia morale, di casistica in special modo, studio e preghiera intensi, predicazione brillante e richiestissima, tanto da non poter accontentare che solo in parte i numerosi parroci e curati che lo desideravano ai proprii pulpiti, Quagliotti aveva giorni impegnatissimi che l’avrebbero più volte costretto a letto per l’affaticamento ed ancor più per lo strapazzo durante i suoi spostamenti. Così don Gaspare Vandoni, curato di Veruno, sintetizza il risultato del suo super-lavoro tra e per i colleghi: “...era molto stimato et honorato da quanti lo conoscevano e massime da tutti i curati e sacerdoti circonvicini...”227.
Ad esempio nel febbraio del 1610, a pochi mesi dal suo arrivo a S. Cristina, Francesco era stato costretto a letto da un malessere che aveva indotto monignor Settala, vicario generale della diocesi a concedergli, per evitargli fatiche ed agevolarlo nel difficile, laborioso ministero, tutte le facoltà di assoluzione “...per levarvi ogni scrupolo e per haver qualche parte nei vostri meriti vi do ogni facoltà di assolvere e casi e censure riservate228 purché siano cose occulte quanto alle censure
223 ASDNo, Lettere episcopali, V, 1, 12/23, pp. 323-324, n. 333, 6 febbraio 1610, al canonico e teologo di Gozzano, don Giovanni Giacomo Ferrari.
224 ASDNo, Lettere episcopali, V, 1, 12/23, pp. 347-350, n. 346, 27 febbraio 1610, al canonico Dolci.
225 La sera prima, quella dell’ultimo dell’anno, Quagliotti l’aveva passata a Proh, in Valsesia, presso la parrocchiale, a concelebrare la messa e a predicare: AONo, cart. 6, Lettere di parroci, 31 dicembre 1609.
226 AONo, cart. 6, I gennaio 1610. Il parroco (ovvero, in altre lettere, il ‘curato’) di Briona era, in quegli anni, don Giuseppe Balossina.
227 AONo, cart. 1, Vandoni, Annotazioni sopra la vita cit., c. 9.
228 Su tali casi e riguardo alla metodologia, alla prassi della confessione auricolare nella prima età moderna, si veda la normativa tridentina emanata nella XIV sessione, il 25 novembre 1551, cap. VII, De casuum reservatione in Conciliorum Oecumenicorum decreta cit., p. 708; per quanto attiene alla produzione storiografica, che è sovrabbondante, il rinvio più classico è quello al monumentale lavoro, specie i primi due tomi, di H.C. Lea, A History of Auricular Confession and Indulgences in the Latin Church, 3 voll, Philadelphia 1896 (rist. New York 1968 e, in lingua italiana, Mendrisio 1911-1915). Proprio in merito alla facoltà concessa a parroci, curati e semplici preti di assolvere dai casi riservati, proprio tra fine Cinquecento e primo Seicento e segnatamente in periodi particolarmente significativi dell’anno liturgico, ad esempio per Pasqua, quando i fedeli si accalcavano nelle chiese, si veda almeno W. De Boer, La conquista dell’anima. Fede, disciplina e ordine pubblico nella Milano della Controriforma, Torino 2004 (ed. orig.