Page 107 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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se guardo, guardo con gl’occhi di Giesù, o gl’occhi di Giesù forman il viso sotto le mie pupille ect. Se mi metto a giacere, do riposo alle membra di Giesù; se a prender cibo, nutrisco il corpo di Giesù. Questo sentimento l’ho poi trovato doppo anche nelle delitie di santa Geltruda, che quando era forzata dall’ubidienza a pigliar qualche ristoro s’imaginava di dar da mangiare a Cristo. O, certo che gl’amanti sono una stessa cosa tra loro quando sono amanti d’illimitato amore, che non si serva nulla e dà tutto. Questo modo di operare mi s’è aperto negl’ultimi Esercitij spirituali dell’anno scorso, 1612, e mi pare che con ciò si farà sempre il più perfetto perché altro è operare alla presenza di Giesù come Lui per ricavar il metodo dell’operatione, altro, oltre ciò, operare con Giesù stesso: anzi, altro che Giesù operi in me. Or questo, se si scrive, se si studia, se si ora, se si passeggia ect. tien l’anima raccolta e, quel che è più, fa da gran gusto a Dio che ci ha dato Giesù per essemplare d’immitatione; e qual più stretta immitatione che il far una stessa cosa con Lui! S. Paolo dice che siamo membri di Cristo336; bene dunque ragiono ch’Egli stesso sia l’anima, che gl’informi, che gli movi ect. Quanto circospetto dev’essere quell’occhio che è occhio di Giesù; né io devo muovere senza sua licenza, anzi, Lo devo lasciar muovere da Lui, se no Gli turbo la giurisditione e vengo a disfare l’Amore trasformativo, così la lingua ect.; così i desiderij, quanto devono essere regolati, così l’amor quanto puro, così tutte le attioni quanto perfette e gustose a Dio. Chi admettesse in tal statto imperfettioni voluntarie, che gran torto farebbe a Cristo che operò sempre il più perfetto; chi si lasciasse adombrar dall’honore, adescar dalla commodità del corpo non potrebbe viver più di Giesù che stimò i disprezzi e fece pasto di pene. Lo stesso cibo ha da piacere al mio palato se il mio palato è quel di Xpo, ond’ho da gustar delle pene, de’ disprezzi, col gusto suo. A questa beata vita in Giesù e di Giesù in noi s’entra per l’Eucharistia sagrosantissima per cui dice Egli: ‘Qui manducat meam carnem et bibit meum sanguinem in me maneat et Ego in eo: sicut misit me Pater et Ego vivo propter Patrem, ita qui manducat me et ipse vivet propter me’337. Qui s’entra ogni mattina e sicome nel vestirmi de sacri paramenti da messa mi sento a dire l’aviso di Paolo ‘Induimini Dominus Jesum Xtum’338 così vestita ch’abbi la sua persona quando dico ‘Introibo ad altare Dei’339 entro in Xpo che è vivo Altare di Dio et insieme Hostia e Sacerdote e seguita la messa con la sua lingua, con le sue mani segnandomi et con i suoi piedi movendomi ect., molto più entro entro in Lui quando dico ‘Corpus meum, sanguinis mei’340 e mi fermo su quel ‘Cor meum” e ‘mei’ siché dico ‘Son io Giesù, che consacro, o Giesù in me, che parla?’ E più di tutto nella communione, perché ivi realmente Giesù entra in me col suo corpo e sangue, anima e divinità, et allora il suo sangue si dirama per le mie vene; il suo Spirito, la sua divinità s’inzuppano col mio. Le sue carni s’impastano
336 Tale definizione è reperibile in S. Paolo, I Lett. ai Corinzi, 6, 15; 12,12; 12,27; Efesini, 3, 6: La sacra Bibbia cit., risp. pp. 1137, 1142, 1143, 1165.
337 Vangelo secondo Giovanni, 6, 56-58: La sacra Bibbia cit., p. 1066 e si veda inoltre Vangeli e Atti degli Apostoli. Interlineare. Greco-Latino-Italiano, a c. di P. Beretta, Cinisello Balsamo 2005, p. 823.
338 “...Vi siete rivestiti di Gesù Cristo”: in s. Paolo, Lettera ai Galati, 3, 27: La sacra Bibbia cit., p. 1160.
339 Antifona al Salmo 42 (43) - La sacra Bibbia cit., p. 552 – da recitarsi, nella liturgia secondo il rito di s. Pio V, ai piedi dell’altare: “P.: Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt, et adduxerunt in montem sanctum tuum, et in tabernacula tua. R.: Introibo ad altare Dei: ad Deum qui laetificat juventutem meam”.
340 Parole dal rito della consacrazione nell’Ordo missae di quel tempo.