Page 17 - Bollettino Novembre - Dicembre 2017
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finanze dell’Istituto specie, par di comprendere dall’insieme del ma- teriale documentario racchiuso nel fascicolo, in vista dell’imminente, nuova fondazione di Varallo.
Don Giovanni De Paoli di Ala-
gna promise un cospicuo versa-
mento all’erigenda Congregazio-
ne: duemilaquattrocento lire, cen-
si per tremila lire e per finire altre
quattromila lire in beni mobili,
immobili e censi diversi “in ter-
mine che parerà alla detta Congre-
gatione” specificando che in ogni
caso “...tutto ciò debba esser applicato al Seminario di Novara”. Don Prospero Vigna, “Curato di Carcofforo” si impegnava invece per complessive seimila lire, delle quali duemilaottocento in denari d’argento, trecento in beni mobili e il resto in censi, con la clausola prima- ria secondo la quale “...le sudette lire 6000 le esibisco per sostentamento mio, mia vita durante”.
Il canonico Giovanni Domenico Negri avrebbe in- vece trasferito “nella Congregatione il iuspatronato del suo Canonicato che tiene in Varallo, di reddito di lire 250 di prebenda, da cavarsi sopra la casa acquistata dal medesimo dalle signore Cecilia Marcona Negra d’Invrea et dalla signora Cecilia Randona Negra di Soriso, come dall’erettione del Canonicato [...] e più lire 150 di re- sidenza [...] e più rinontiando al soprapiù valore della detta casa, che sarà di circa lire 4000 [...] e più lire 600” con la specifica condizione di poter “ritenere vita natu- ral durante il detto Canonicato et casa”. A quanto do- nava, don Negri era altresì pronto ad eventualmente aggiungere, con un certo sfoggio di magnificenza “...di presente, alla Congregatione, lire 2000 in tanti effetti li- beri alla Congregatione, da potersene servire senz’alcuna obligatione della sua persona, oppure essebisce lire 4000 (dico quattro milla) da conseguirsi post mortem”.
Francesco Bernardino Albertoni dava immediata- mente la sua disponibilità assegnando “alla Congrega- tione degli Oblati lire 4000 di capitale da estrahersi dal credito maggiore” che egli stesso aveva nei confronti degli “Ill.mi s.ri fratelli Giorgio e... Giovanni Maria D’Adda [...] e del Venerando Seminario di Varallo” più altre quattrocentocinquanta lire in beni diversi, dicendosi pronto a mutare le modalità di assegnazione propo- nendo, in alternativa “tanti stabili, o il suo patrimonio, overo tanti dannari effettivi”, cioè in contanti “...anche in somma di più rilevanza”. Il successivo a sedersi di fronte al notaio Pianazza fu don Giovanni Battista Ri- galdi: “Do...” esordiva “...et assegno alla Congregatione delli Oblati lire 4000, dico lire quattro milla, di capitale da estrahersi dal mio patrimonio consistente nelli beni infrascritti: cioè l’edificio d’una casa situata nel Borgo di Varallo, dove si dice alla Loggia, sotto il Palazzo Preto-
rio” più almeno mille lire comples- sive di censi diversi.
Don Vittorio Barello destinava “per la Congregatione da erigersi de gl’Oblati” la forte somma di “lire sei milla imperiali da essigersi sopra un capital censo d’altrettanta som- ma” che il prete avrebbe potuto a sua volta avere quale credito nei confronti di Francesco Girolamo Draghetti di Varallo, credito a sua volta “fondato” – forse perché ne era il proprietario – sul valore del- la “Hosteria dell’Angelo, del mede-
simo luogo”. In ogni modo, soggiungeva don Barello, ad evitare spiacevoli sorprese e per poter mantenere la promessa donazione di seimila lire imperiali e quin- di “conseguir esso capitale, obligo tutta la mia portione dell’heredità, tanto paterna come materna, et altri beni et ragioni che mi possono competere nella divisione con detto mio fratello”.
Il giorno dopo, il 7 agosto, il primo sacerdote che si presentò al banco del notaio fu don Francesco Torotto il quale spiegava che “facendosi la Congregatione delli Oblati nel Colleggio di S.ta Xpina et in Varallo” – ed è, quest’ultima, una precisazione che spiega a sufficien- za l’entusiasmo e la vitalità della rinata Congregazio- ne oblatizia – “m’accontento...”, soggiungeva “di veder qualsiasi raggione ch’a me possa competere sopra la chiesa capella nobele et altre ragioni... sopra lo stabile di detta chiesa annessa, et campo ivi vicino”. Costruzioni, conti- nuava con un certo orgoglio l’ecclesiastico, che erano state “...fabricate a mie spese, per la magior parte” desti- nandole propriamente “a detta Congregatione d’Obla- ti” e precisando ancor meglio che la chiesetta, come ve- dremo tra breve, era “... situata nel territorio di Varallo, dove si dice la Madonna della Gratia, o sia Capelletta in Varallo”. D’altronde, proseguiva don Torotto, “vi- vendo in detta Congregatione” si sarebbe auto-assegnato sì, per proprio “sostentamento”, i frutti annui dei suoi “Canonicato et residenza” ma al momento del proprio ingresso avrebbe donato anche “lire cento in tanti mo- bili o danari”.
Come si avrà modo di sottolineare fra breve, pro- prio dal lascito di don Torotto e da quello, conte- stuale di don Negri, sarebbero scaturite le basi per l’insediamento degli Oblati presso la Cappelletta di Varallo: si vedano, al proposito, gli atti testamen- tari e la documentazione diversa dei secoli XVII e XVIII, conservata – sia pure alla rinfusa e in attesa di un auspicabile, ponderato riordino – in AONo, cart. 19, tit. I.
Andrea Bedina
Novembre/Dicembre • 2017
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