Page 13 - Bollettino Ottobre - Dicembre 2019
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Figure Sacerdotali Novaresi
SULLE ORME DI SAN GAUDENZIO
Carlo Bascapè: un vescovo riformatore
Concludiamo il percorso alla sco- perta dei successori di Gaudenzio che sono saliti agli onori degli alta- ri, con la figura di Carlo Bascapè di cui è in corso il processo di beatifi- cazione, che ha condotto il presule ad essere dichiarato Venerabile, il 19 dicembre 2005. È assai difficile sintetizzare la vita di questo perso- naggio, tanta è la grandezza della sua figura che, per la storia ecclesia- stica del nostro territorio – e non solo – è seconda soltanto a quella di San Carlo Borromeo.
Giovanni Francesco a Basilica Petri – questo il suo nome al seco- lo – nacque a Melegnano, dal no- bile casato di antiche ascendenze feudali, nel 1550. Luogo della sua prima formazione, sia umanistica sia ecclesiastica, fu la città di Pavia, presso la cui università si laureò in diritto civile ed ecclesiastico. No- nostante la possibilità di una pro- mettente carriera, il giovane decise di intraprendere la vita religiosa, mettendosi sotto la guida del Bor- romeo che, dopo aver lui conferito gli ordini minori, lo ammise tra la più ristretta cerchia dei suoi colla- boratori.
A servizio di san Carlo
Bascapè seguì molto da vicino il grande arcivescovo di Milano che accompagnò durante le visite apostoliche nelle vicine diocesi di Bergamo e di Cremona; sempre il Borromeo lo volle presente al con- cilio provinciale che riunì tutti i vescovi del territorio lombardo. Bascapè, che non era ancora sacer- dote, fu poi testimone della carità eroica di San Carlo durante la pe- stilenza che, nel 1576, imperversò a Milano e nei territori limitrofi. In questo frangente prese parte anche alla processione che il vescovo or- ganizzò in città per invocare la fine
del flagello ed in cui portò la reli- quia del Santo Chiodo, conservata nel duomo milanese. Questa scena è stata immortalata dal Moncalvo, nella pala d’altare per la cappella dedicata al santo nella chiesa di San Marco a Novara, presso cui il Ba- scapè volle poi essere sepolto e dove ancora oggi si trovano i suoi resti.
In quello stesso anno fu ordina- to sacerdote e, pur continuando il suo servizio accanto all’arcivesco- vo, maturò in lui il desiderio di en- trare a far parte del neo-ordine dei Barnabiti, fondato da Sant’Anto- nio Maria Zaccaria. Il giorno della professione – 8 maggio del 1579 – per filiale affetto verso il vescovo, assunse il nome di Carlo. La sua attività a fianco del presule si fece sempre più intensa, sia nell’ambito pastorale, nel difficile governo del- la vastissima diocesi, sia in quello storico e culturale, scrivendo diver- se opere per la messa in atto della riforma che il da poco concluso Concilio di Trento auspicava per la Chiesa. Borromeo gli affidò anche delicati incarichi diplomatici, nella gestione dei non sempre facili rap- porti con il governatore spagnolo di Milano.
La morte del Santo
La sera del 3 novembre 1584, fu tra coloro che assistettero San Carlo nel suo transito dalla terra al cielo: un momento che imprimerà nel cuore del barnabita il desiderio di conformarsi in tutto al maestro di cui aveva preso il nome. Fu pro- prio lui uno dei più importanti sponsorizzatori della causa di ca- nonizzazione del vescovo, anche con la raccolta delle sue memorie e la stesura di una biografia ufficiale ed ebbe la gioia di veder coronato il suo impegno con la proclamazione ufficiale della santità del Borromeo
il 1° novembre 1610. Nel frattem- po, Bascapè venne eletto superiore generale del suo ordine ed anche ri- coprendo questa importante carica seppe distinguersi per virtù cristia- na e per solida formazione umana, come prova il suo epistolario.
La definitiva svolta nella sua vita avvenne nel 1593, quando fu designato alla guida della diocesi gaudenziana, facendovi solenne in- gresso il 30 maggio. Emule del san- to accanto al quale si era formato, spese senza riserve la sua esistenza per il bene del gregge che gli era stato affidato. La situazione della diocesi, anch’essa con un territorio molto esteso, non era delle miglio- ri. Nonostante gli sforzi del suo immediato predecessore, Cesare Speciano, che compì una visita pa- storale, le direttive di Trento fati- cavano ad essere applicate; egli non si perse d’animo ed iniziò un’opera di riforma i cui segni sono ancora oggi visibili, non solo nelle eviden- ze materiali realizzate durante gli anni del suo episcopato, ma anche nella tradizione di fede e religiosità che, almeno in parte, ancora carat- terizza la no- | Continua a pag. 14
Ottobre / Dicembre • 2019
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