Page 5 - Bollettino Aprile - Agosto 2020
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Madeleine Delbrêl. Egli ci ha fatto gustare goccia a goc- cia ‘L’itinerario spirituale’ di Charles de Foucauld di François Six e la raccolta di aforismi ‘Noi delle strade’ della mistica francese. Quasi due anime – il deserto e la strada – da tenere in tensione anche nella spirituali- tà del prete diocesano. E ci ha fatto masticare riga per riga il testo nutriente di René Voillaume ‘ Come loro’, vero libro di educazione alla preghiera e alla vita dello spirito. Sono stati due anni che hanno inciso profon- damente sulla nostra duttile anima di giovani aspiranti al presbiterato.
E da ultimo il tema della comunità, trasmesso attra- verso l’incantevole testo ‘Vita comune’ di Bonhoef- fer, accompagnato dalle acerrime discussioni su come vivere la tensione tra comunità psichica e comunità spirituale, e la ricerca di nuove forme di collaborazio-
IL TESTAMENTO
Quando ho compiuto i 40 anni ho sentito, come non mai, la verità della parola di Giacomo: “Non dite: ‘L’anno prossimo faremo, diremo’, ma ‘se Dio vorrà’”. Oggi, mentre compio i 60 anni, sento l’urgenza di eser- citarmi in un reale distacco dalle cose e dalla stessa vita terrena, dando sempre più peso e spazio alla comunio- ne con il Signore Gesù Cristo per vivere i giorni e le tappe di questa esistenza come luogo della graduale immersione nei misteri della vita, della morte e della ri- surrezione di Gesù. Come diceva Paolo: “Per me vivere è Cristo e morire un guadagno”. O ancora: “La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio”.
E poiché ho ricevuto, fin da ragazzo, la vocazione a di- ventare prete, alla fine della mia vita vorrei poter rileg- gere questi decenni di ministero pressapoco come Paolo lo ha fatto, secondo il libro degli Atti degli Apostoli, ri- volgendosi ai presbiteri di Efeso radunati a Mileto per l’ultimo saluto. Vorrei poter dire che solo la missione, e nessun altro interesse, ha impegnato la mia vita; vorrei poter dire che, come Paolo, mi sono dedicato giorno e notte a coloro che il Signore mi aveva affidato.
Intanto oggi, con tutta sincerità, esprimo la gioia di avere incontrato il Signore e di avere aderito a lui, di- ventando suo discepolo e strumento vivo della sua mi-
ne del pastore con i confratelli e con la gente. Lo ha riconosciuto anche Papa Francesco nel bel messaggio inviato alla nostra Diocesi per onorare la memoria del Cardinale: «Penso al suo genuino amore per la missio- ne e il ministero della predicazione che ha esercitato con grande generosità, in tutto animato dal desiderio appassionato di comunicare il Vangelo di Cristo». Sì, con questo amore appassionato ci presentava le figu- re degli apostoli ed evangelizzatori del Nuovo Testa- mento come se fossero in carne e ossa davanti ai nostri occhi. Questo è il don Renato che ho conosciuto e la cui passione evangelica l’ha consumato fino agli ultimi anni dopo aver lasciato la Diocesi di Novara.
Grazie don Renato! + Franco Giulio Brambilla
sericordia. Sento anzi il bisogno di rimarcare che, con il passare del tempo, questa gioia non solo non è stata ridimensionata dalle fatiche e dalle prove, ma è andata crescendo e irrobustendosi. Veramente posso dire che, se vivo per il Vangelo, ancor prima vivo del Vangelo.
Del futuro non so nulla. Conosco però la verità fon- damentale, e cioè che la sorte di Cristo diventa, giorno per giorno, la mia. Lo diventa perché, soprattutto l’Eu- caristia, mi fa corpo di Cristo e mi introduce realmente nei suoi misteri di morte e risurrezione. Nei prossimi anni potrò conoscere la malattia e certamente dovrò passare per il sentiero stretto della morte. Chiedo a Ma- ria, che ha assistito all’agonia di Gesù, di essere vicina anche a me. Perciò la prego dicendo: “Santa Maria, pre- ga per me, peccatore, adesso e nell’ora della mia morte”.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno amato e fatto del bene, senza magari trovare in me la dovuta ricono- scenza; e chiedo perdono a tutti coloro che, consape- volmente o inconsapevolmente, ho fatto soffrire. E a Dio chiedo di avere misericordia con me, soprattutto per i peccati di omissione, segno di una risposta limita- ta o disattenta alla sua chiamata e alle attese dei fratelli che egli, lungo il mio percorso di vita, mi ha dato.
Getto uno sguardo sull’intera mia vicenda avvertendo sempre più la sua verità paradossale: essa è come un fra- gile filo d’erba che presto appassisce; nel medesimo tem- po, essa è luogo di una vocazione straordinaria: quella di essere figli di Dio. Veramente portiamo un tesoro in vasi di creta. Dio è grande. “Gloria Dei vivens homo; vita au- tem hominis, visio Dei” (Ireneo, Adv. Haer.).
Il giorno 8 agosto 2017, dopo il funerale del card. Dionigi Tettamanzi, mons. Corti aggiungeva un fo- glietto a mano in cui è scritto così:
«Stamattina, in Duomo [a Milano ndr], ho incro- ciato due volte il mio successore a Novara, mons. F.G. Brambilla. Gli ho detto: “Adesso Continua a pag. 7
Aprile / Agosto • 2020
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