Page 13 - Bollettino Aprile - Agosto 2020
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Figure sacerdotali della Val d’Ossola
DON LORENZO, ARCHITETTO DI DIO
Tra le tante figure di sacerdoti che hanno speso la loro esistenza per il gregge loro affidato, nei territori della nostra vasta diocesi, merita certamente un ricordo don Loren- zo Dresco, conosciuto per essere stato il costruttore della chiesa di Crego, nel comune di Premia, in Valle Antigorio, tra i monti più settentrionali dell’Ossola.
Lorenzo è nato a Varzo, nella piccola borgata di Torrigia Alta, l’11 ottobre del 1808 da Loren- zo ed Anna Castelli; la frazione è situata in una posizione incante- vole, sempre raggiunta, anche in inverno, da qualche tiepido raggio di sole. La fanciullezza di Loren- zo trascorse come quella di tutti i bambini di montagna: aiutando la famiglia nella coltivazione della campagna, curando gli animali al pascolo, in un ritmo di vita che era scandito dalla partecipazione alla vita religiosa della comunità. Sulla sua casa natale, che risale al 1639, ancora si può scorgere un affresco raffigurante devozionale a cui, cer- tamente, il giovane non mancò di rivolgere una preghiera.
In questo contesto semplice ma autentico maturò la sua decisione di diventare sacerdote, superando sembra alcuni contrasti da parte della madre. Durante gli anni della sua formazione, il chierico si distin- se per una certa intelligenza, buona volontà, facilità di apprendimento e comportamento corretto. Or- dinato sacerdote, venne destinato come cappellano in aiuto alla par- rocchia di Trasquera, non lontano dal paese natio e, dopo qualche anno, alla piccola comunità di Cre- go, divenuta parrocchia autonoma nel 1581 staccandosi da Crodo. In questa località sorgeva una piccola chiesa, dedicata ai santi Rocco e Francesco che, agli occhi del giova- ne sacerdote, apparve fin da subito insufficiente per la locale popola- zione e non adatta per la celebra- zione dei divini misteri. Fu così che
maturo in don Lorenzo un ambi- zioso progetto: la costruzione di un nuovo edificio a gloria del Signore e ad onore della Vergine Maria di cui, come si vedrà, era devotissimo.
Non si deve però pensare che il merito di don Dresco sia stato solo quello dell’edificazione della chie- sa ma, dietro all’edificio di pietra, egli seppe prima di tutto costruire un edificio spirituale, come ricor- da opportunamente la lettera di Pietro (1Pt. 2, 4,5) nel cuore dei suoi parrocchiani attraverso l’e- sempio della sua vita sacerdotale. Le testimonianze che riguardano la dimensione personale e spiri- tuale della sua vita sono state rife- rite dalla sua domestica Francesca Piretti che, a suo servizio per ben otto anni e tre mesi, ebbe modo di osservare da vicino il sacerdote, rivelando particolari della sua per- sona che, diversamente, non si po- trebbero conoscere.
Come per ogni individuo che si lascia abitare dalla grazia del Signo- re, nonostante le proprie debolezze e limiti, anche don Lorenzo seppe distinguersi nella pratica quotidia- na delle virtù cristiane: Il bisogno di fare penitenza, sentendosi egli colpevole di molti gravi peccati, per cui si stimava l’ultimo e l’infi- mo, non solo dei ministri di Dio, ma ben anche di qualsiasi altra
creatura e tale veramente lo dimo- strano i fatti. Queste parole da lei riferite, con il ricordo delle aspre penitenze, come la disciplina cui egli si sottoponeva tutte le matti- ne – o meglio notti – dalle ore tre, evidenziano un animo che, secon- do le categorie spirituali dell’epoca, era tutto proteso alla santificazione della propria persona. Questo par- roco di montagna aveva compreso, facendolo proprio, un fondamento importante dell’azione pastorale di un ministro di Dio: non ci si può dedicare alla riforma degli altri se prima non si riforma se stessi.
Sempre secondo le dichiarazioni della Piretti, don Lorenzo pratica- va anche altre forme di penitenza: mangiando senza sale, abolendo la carne, il vino ed i latticini; arri- vando perfino a dormire sul nudo pavimento. Anche riguardo al denaro, com’è facile immaginare, il pio sacerdote esprimeva gran- de distacco, donando quello che aveva a chi era più povero ma, ciò nonostante, riuscendo sempre a far fronte ai debitori che, conoscendo la sua generosità, spesso si mostra- vano comprensivi nel richiedere le somme che gli erano state pre- staste. Senza dubbio, le aspre pe- nitenze non contribuirono certo a mantenere il sacerdote in buona salute che spesse volte si ammala- va e si indeboliva; anche in queste circostanze mostrava una assoluta pazienza, dedicando il tempo alla preghiera ed offrendo le sue soffe- renze per il bene delle anime che erano lui affidate.
Questi aspetti della dimensione spirituale di don Lorenzo, forse meno conosciuti, non devono es- sere considerati secondari rispetto alla costruzione della bella chiesa che ancora si può ammirare salen- do fino a Crego: un’opera cui reste- rà per sempre legato il suo nome. Il cantiere, avviato sul progetto realizzato dallo stesso sacerdote, venne avviato | Continua a pag. 16
Aprile / Agosto • 2020
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