Page 65 - Il Sacro Monte di Varallo
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umile quel piccolo ed oscuro vano sotterraneo sulla destra della Grotta della Na- tività per celebrare degnamente l’episodio dell’Epifania, rappresentato sempre con particolare solennità nell’arte del Quattrocento.
E cosi anteposta alla Grotta una prima raffigurazione provvisoria “Con li tre magi fuor qua per entrare”, già nel 1513 troviamo (come ci informa la prima guida del Sacro Monte, pubblicata a Milano nel marzo del 1514) che l’umile ambiente dell’originaria cappella dei Magi, fatto ad imitazione di quello di Bet- lemme, è già stato riadoperato, con assoluta libertà, certo per la suggestiva regia di Gaudenzio, per l’Adorazione dei Pastori.
Tutto fa pensare che la trasformazione fosse iniziata da poco, perché essa sembra risultare ancora in atto. Infatti la scena appare incompleta, essendo costituita sol- tanto dal bue e dall’asinello, come chiaramente dicono i versi della guida: “Acanto (alla Natività) il buone e l’humile Asinelo Dentro al monte a quello somiglia- to”.
Le due statue sono ancora di legno; le successive saranno poi di terracotta. Dunque in questa cappella si verifica il passaggio dalla prima fase della scultura: quella in legno, o in legno e stoffa, alla successiva, che diventerà poi quella tipica del Sacro Monte e di tutti gli altri successivi Sacri Monti, in terracotta; e questo appunto per opera di Gaudenzio a cui si devono indubbiamente anche le due suggestive e miti figure degli animali.
La paternità gaudenziana per le dodici statue di questa cappella è infatti sem- pre stata riconosciuta, però con qualche lieve oscillazione.
Già le guide del 1566 e 1570 assegnavano a Gaudenzio “tutte le figure di ri- lievo, e particolarmente il puttino ed i pastori”.
Ma nel 1671 il Fassola ne limita l’autografia solo alle “principali”, senza me- glio specificarle; il Torrotti invece le assegna tutte indistintamente a Gaudenzio. Segue però il Fassola la maggior parte dei compilatori di guide del secolo XVII.
Nell’Ottocento e nel nostro secolo si scende talora ad una più particolareggia- ta distinzione che varia tuttavia molto spesso da autore ad autore. Così la guida del 1829 assegna al Ferrari i pastori, quella del 1891 gli riconosce la Madonna ed il pastore che guarda estatico, quella recente del P. Trovati dà, non so su che basi, gli angioletti musicanti a Fermo Stella. Così pure tra gli studiosi vi è incertezza.
Il Mallè infatti avanza delle riserve per la statua di S. Giuseppe. che pensa ese- guita forse solo su disegno di Gaudenzio, mentre la Brizio limita la paternità gaudenziana alla Madonna ed al Bambino.
Il Testori al contrario riconosce in tutto il complesso l’alta poesia gauden- ziana. Ed in verità, salvo un ovvio aiuto puramente subordinato di garzoni ed
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