13 – Le tentazioni

Iscrizione “Dio lo abbandonò, perché fosse tentato (IParalipom. XXXII, 31).
Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito, perché fosse tentato dal diavo­lo (Matt. IV, I)”

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Sulle pareti a sinistra compare Cristo tentato perché si getti dall’alto del tempio; sulla parete di fondo, Il Demonio che dalla cima del monte indica al Cristo tutte le ricchezze della terra; a destra Gesù che si ciba servito dagli Angeli e il Demonio cacciato che precipita tra fiamme. Nel pronao sono affrescati, a monocromo, Angeli e due simboliche figure della Religione e della Penitenza. Nella lapide è trascritta la pena, fissata dal vescovo Bascapè per chi avesse recato danno, con sfregi e scritte, alle opere d’arte del Sacro Monte. Grottesche e medaglioni decorativi ornano i sottarchi del pronao.


L’edificio fu costruito nell’ultimo decennio del Quattrocento all’ingresso del Monte, costituito dalla portina. Conteneva in origine la scena lignea di Cristo che porta la Croce. Era detto Chiesa Nera per il colore scuro con cui erano dipinte due pareti.

Privo dell’attuale pronao, aveva fronte e accesso nella parete posteriore. Nel 1570, con il finanziamento di Giaco­mo D’Adda e seguendo l’impostazione del Libro dei Misteri, il vano, dimezzato, contenne l’antica scena di Cristo che porta la Croce e la scena delle Tentazioni.

Nel 1572 veniva chiusa la  porta retrostante e aperta un’altra, al centro della  parete verso la cappella della Samaritana (14). A tal periodo risale probabilmente la costruzione dell’elegante portico antistante.

 Fra il 1576 e il 1580 la cappella  della Tentazione era terminata anche negli allestimenti interni.

Nel 1599, a seguito delle disposizioni impartite dal  vescovo Bascapè, la cappella veniva ridotta al solo vano contenente la Tentazione. L’antico gruppo ligneo di Cristo che porta la Croce, destinato  ad essere reimpiegato nell’allora costruenda cappella della Salita al Calvario (36), rifiutato dal Tabacchetti,  veniva accantonato e quindi perduto. Nello stesso anno veniva murata l’apertura prospiciente la cappella  della Samaritana e veniva realizzata probabilmente da Gaudenzio Ravelli, testimone agli atti contrattuali del 1599, la raffinata grata lignea Le due statue di Cristo e de  Demonio dai piedi caprini, in stucco, sono d’autore ignoto che le scolpì , ispirandosi all’illustrazione del Librodei misteri  fra il 1572 e il 1576.

Nel 1599 la rappresentazione ebbe una nuova sistemazione e venne arricchita degli animali in terracotta, opera probabile del Tabacchetti e di Michele Prestinari (alcuni sono aggiunta ottocentesca). Al Tabacchetti, presente come testimone all’atto del 1599 che affidava la pittura delle pareti e degli animali a Domenico Alfano, è attribuito anche il lavoro di rivestimento con tele gessate delle due statue, già giudicate indecorose dal  Bascapè. Il ciclo degli affreschi fu commissionato a Domenico Alfano nel 1599, ma venne eseguito nel 1600 da Melchiorre D’Enrico con la collaborazione del fratello Tanzio, allora agli esordi come pittore. A Melchiorre D’Enrico vanno attribuite anche le due figure della Religione e della Penitenza del pronao.

Di un pittore ignoto della seconda metà del Cinquecento sono le raffinate grottesche dei sottarchi con medaglioni a monocromo.

Nel 1754 fu rinnovata la pietra decorativa della fronte; nel 1876 G.Arienta restaurò gli affreschi del portico e si attuò la sostituzione delle basi delle colonne del portico nel 1929, vennero rifatte le colonne del portico; nel 1946 furono murate le porte laterali del portico; infine nel 1993 è stata eseguita la manutenzione ordinaria delle sculture.

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