Page 417 - Libro Sacro Monte di Varallo
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opera di Tito. In questa veduta drammatica ed impressionante per l’atmosfera cupa e caliginosa, il Tanzio riprende con appena lievi varianti, la raffigurazione dipinta circa due anni innanzi nella Prima presentazione di Gesù a Pilato, sul lato sinistro, accanto all’Impiccagione di Giuda. Anche qui favolosi ponti sono gettati su strapiombi, anche qui domina truce una poderosa rocca, quasi del tut- to identica alla precedente, tanto da rafforzare la mia impressione che si debba trattare veramente di un vivo ricordo di qualche castello laziale ben noto al Tan- zio, un qualcosa che sta a mezzo tra la rocca di Nepi ed il castello di Fondi, quasi ribadita conferma di aver soggiornato non per poco a Roma e nel Lazio. Più in basso, al di sotto del formicolante andirivieni degli assedianti, un ru- dere marmoreo di edificio classico, che spicca candido, esibisce a chiare lettere sull’architrave la profezia di Gesù su Gerusalemme; “Non manebit supra lapi- dem”, anch’esso evidente reminiscenza del soggiorno romano del pittore. Sull’ampia parete di fondo, dietro al trono di Pilato, scandita da un grandio- so arco serbano, continua lo straripante accorrere della folla che si stipa, mentre qualcuno s’arrampica sul pilastro, assediando tutt’attorno la stessa aula del Pre- torio. Anche qui il Tanzio continua ad esibire con rampollante fantasia la più ampia sequenza di umanità in un coro unitario, che non si interrompe neppure nella zona nascosta alla vista dietro l’alto schienale del trono, anzi, ci dà proprio in questa parte, con l’esempio nell’elegantissimo paggio genuflesso in costume del primo Seicento, di un tocco più gentile e lirico, di pittura quasi di corte, un aspetto poco noto del suo temperamento. Ma subito accanto la bionda figura femminile biancovestita, nella posa, negli occhi sgranati, nella sigla nervosa del candido velo, discende dritto, dritto dalle michelangiolesche sibille ed antenate di Cristo della Cappella Sistina. Sul terzo lato, in basso, prosegue l’impetuoso ammassarsi di popolo urlante, preda delle più varie passioni, che si sfogano con le allucinanti espressioni dei volti, tanto da rasentare spesso esasperate caricature, col gestire eloquentissimo delle mani dalle dita affusolate, sventaglianti nell’aria. Le pennellate, quasi im- pressionistiche, più nervose, rapide, sommarie del consueto nel linguaggio pit- torico del Tanzio, accentuano l’effetto di mobilità concitata e palpitante. Sullo sfondo, nell’alto il pittore sintetizza con tre elementi il sogno di Clau- dia Procula, moglie di Pilato, sull’innocenza di Gesù. Al di là di un arco, nella penombra calma della notte, Claudia Procula è raffigurata dormiente sul suo letto; a mezz’aria, sferzato dalla luce, un angelo in impetuoso volo la minaccia con la spada ed indica nel cielo il gruppo del Cristo tra nubi e angeli. All’estrema sinistra della sala, come già all’estrema destra si apriva una porta Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 417