Page 414 - Libro Sacro Monte di Varallo
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cacino pittore, et un altro pittore da Moncalvo di Monferato, qual è giudicato uomo di valore, et ha depinto di presente in una capella nova di S.to Alessandro di Milano,...”. Due nomi di altissimo livello, il Procaccini in modo particolare. Ma proprio forse per la sua grande notorietà nell’ambito lombardo e di conse- guenza per i molti impegni e forse per il prezzo elevato, data la sua fama, non si parlerà più di lui. Con il Moncalvo invece, il celebre Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, attivo a Crea, Casale, Milano, Torino e in tante città e cittadine del Piemonte, le trattative vanno avanti. Il suo genere di pittura austera ed intimi- stica era molto apprezzato dal vescovo Bascapè, che ne doveva aver ammirato varie opere a Milano e ne aveva commissionata una per Novara, tanto che il 18 giugno 1614 scrive al vicario di Varallo: “Intendo che cotesti Fabriceri hanno ricercato il pittore Moncalvo per lavorare sopra il Monte. Vii piace la elettione perché è un valent’huomo, ma bisogna aspettar un poco sin che fornisca certe opere mie, et poi procurerò che se ne venga”, il 20 dello stesso mese scrive a Milano al suo confratello barnabita, padre Lorenzo Binago, perché solleciti il Moncalvo per degli impegni che ha con lui, ed ancora all’inizio dell’anno suc- cessivo, pensa di affidargli l’esecuzione degli affreschi nella terza cappella dei Sacro Monte d’Orta. Con tale apprezzamento del Vescovo, viene quindi scelto il Moncalvo per di- pingere la cappella di Pilato si lava le mani, ed il 14 ottobre i nuovi fabbriceri del Sacro Monte, Pietro Paolo Revelli (Ravelli) e Giovanni Clarino, con l’interven- to ed il consenso di Gerolamo d’Adda e degli altri componenti della Congrega- zione della Fabbrica, stabiliscono le convenzioni con il pittore, che si impegna a dare inizio all’opera nella primavera successiva (1615), senza interromperla, fino al suo compimento, e gli consegnano sei ducatoni d’argento. Il tutto rogato dal notaio varallese Marco Antonio Ranzio. Ciò nonostante, gli affreschi non verranno mai eseguiti. Le ragioni possono essere varie, come degli impegni da onorare da parte del pittore. Si sa per esempio che attorno al 20 aprile aveva appena finito il ciclo di dipinti nella chiesa di S. Marco a Novara ed avrebbe quindi dovuto accingersi a partire per Varallo; invece non vi si reca. Forse doveva ancora eseguire o comple- tare altre opere a Novara per il Bascapè e per la chiesa dei Barnabiti di S. Marco, o forse l’obbligo di non poter interrompere i lavori per la cappella lo fa desistere. Molto probabilmente però a Varallo il suo stile non era piaciuto. Come acu- tamente osserva il Longo: “forse anche per la sua estraneità ad una pittura elo- quente, come quella dei Sacri Monti”. Ed anche il Gentile osserva: “Non è facile intendere come il Moncalvo e Giovanni d’Enrico avrebbero potuto intonarsi e 414 Cappella - 34