Page 5 - Bollettino Luglio-Settembre 2019
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                 tana, per dialogare con questi due mondi e lavorare per la pace - ha presentato il relatore e inquadrato il complesso tema che gli è stato af- fidato, sottolineando come il voca- bolo “pace” risuoni ogni volta che si fa riferimento alla Terra Santa e possa risultare anche stucchevole, dal momento che qui appare lon- tana dalla realtà, almeno dal punto di vista politico e sociale: “La pace globale passa da Gerusalemme per- ché è il cuore del mondo. E quanto accade nel cuore ha ripercussioni in tutto il corpo e viceversa”. Geru- salemme si trova all’incrocio di tre Continenti ed è luogo sacro per le tre grandi religioni monoteiste.
Pizzaballa ha presentato la com- plessa realtà cristiana in Terra San- ta, ricordando che i cristiani non sono un popolo a sé, ma vanno inseriti in un contesto complesso: “Il vescovo di queste terre qualun- que cosa dica lascerà fuori una par- te della sua diocesi, sia per lingua che come argomento. Noi cristiani siamo pochi, ma non siamo una chiesa in estinzione: in Giordania 170.000, in Israele 130.000, in Pa- lestina 45.000, stiamo perdendo fedeli a favore delle sette evange- liche, sono innegabili le difficoltà connesse alle crisi politiche ed eco- nomiche, ma non è un esodo. In Palestina la vera emergenza sono gli anziani, perché non esiste stato so- ciale, non c’è pensione. Le prospet- tive di pace sono diluite nel tempo”.
In Medio Oriente si avverte il bisogno di avere una cittadinanza comune e di non essere prigionieri
di orientamenti settari: i cristiani sono gli unici per i quali identità religiosa ed etnica non coincidono, infatti esistono i cristiani palesti- nesi, i cristiani siriani e i cristiani israeliani. La politica in questo mo- mento si è indebolita molto, non ci sono grandi leader, il rafforzamen- to dell’elemento religioso radicale è l’unico legame. Sono invece in crescita le aggregazioni civili che si ritrovano per fare qualcosa insie- me, come Bambini senza frontiere, o riscrivere i manuali scolastici, o osservare gli uccelli migratori: per fortuna esiste una rete forte di per- sone che non demordono, le cose cambiano se c’è qualcuno che spin- ge, che ci crede e che è disposto a pagare di persona. La pace ha tempi lunghi, ma si costruirà nel tempo. Spesso in Terra Santa si vedono più gli ostacoli che non gli aspetti positivi.
Alla domanda su cosa possano fare le nostre Comunità per aiutare questi segni pragmatici, Pizzaballa ha risposto: “Pregare”. Le suore di Santa Maria delle Grazie dedicano il loro rosario del venerdì alle di- ciassette proprio a questo. Lo stesso pellegrinaggio è una forma di aiuto, perché dà lavoro. Alla domanda su quale sia la direzione in cui si indi- rizzeranno le elezioni politiche in Israele Pizzaballa ha risposto senza esitazioni: “A destra”. Se guardia- mo alla vita quotidiana, gran parte delle famiglie è mista. L’unica fede cristiana prevale sull’appartenenza alle diverse denominazioni, anche se non mancano i disagi pastorali,
Gerusalemme
a partire dai differenti calendari. Il dialogo ecumenico però non può prescindere da Gerusalemme, che è la città di tutti i cristiani: “Un autentico condominio in cui ogni comunità trova casa. E aggiungerei che è anche la giusta cartina torna- sole per valutare in modo tangibile, reale le relazioni tra le Chiese”. Si cerca costantemente di creare oc- casioni d’incontro: il vescovo deve andare dappertutto e soddisfare il dovere della “parresia”, parlare con franchezza, anche se i rapporti con le autorità sono un tormento, non si deve chiudere la porta in faccia a nessuno.
“Ascoltando i discorsi di questa sera ci si è resi conto che la retori- ca della pace si è trasformata nella pragmatica della pace”: Julini ha sottolineato che spesso succede che ciascuno sia schiacciato dalla pro- pria sofferenza e non veda quella dell’altro, mentre, come ha ricorda- to Monsignor Pizzaballa, la missio- ne della Chiesa in Terra Santa non è quella di fare ponti, ma di stare dentro nel conflitto con stile cri- stiano, creando occasioni di incon- tro perdono, gratuità, senza avere la presunzione di cambiare tutto.
Per Monsignor Brambilla un tempo non era così importante an- dare nei luoghi di Gesù, oggi, nella città che ha una Palestina in mi- niatura, ha capito l’importanza e la grande bellezza dell’andare a fare un viaggio nella terra di Gesù: “Quello di Varallo non è un Sacro Monte Mariano, ma Cristologico, perché contiene tutti i Misteri della vita di Gesù e Guido Gentile studioso dei Sacri Monti, nel suo recente libro dedicato al Sacro Monte di Varal- lo, pubblicato presso Einaudi, lo ha spiegato molto bene. Promettiamo dunque a Monsignor Pizzaballa di fare questa esperienza importante, che davvero cambia la vita”. •
Piera Mazzone
Luglio/Settembre • 2019
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